Fino all’ultimo respiro
Dieci anni fa morivano Baleno e Sole.
Avevano scelto di scagliare la loro vita nell’uragano della guerra sociale, con l’imprudenza tipica degli amanti. L’hanno fatto fino all’ultimo respiro. Non avevano tempo di attendere, e il miraggio di società future non ha placato la loro urgenza di vita. Hanno scelto di andare a cercare il nemico, di stanarlo. L’hanno aspettato ai bordi scuri della strada, come ladri nella notte.
Questo ci portiamo dentro di loro.
Basta piagnistei. Non inghiottiremo altra paura. Basta con le “vittime della repressione”. Non ne possiamo più. Sole e Edo non sono “vittime di qualcosa di più grande di loro”, non più di quanto lo siamo tutti. Se Baleno, come Sole, ha scelto di evadere in questo modo, non togliamogli anche la dignità di quella scelta, per quanto tragica ci possa sembrare. Per quanto male faccia. E quanta paura. Già, perché in un mondo in cui tutto è preventivato quella scelta ci rende in ogni istante, in faccia alla buona o alla cattiva sorte, sempre e comunque padroni assoluti della nostra vita. E la libertà fa paura…
Sono passati dieci anni… Abbiamo pianto. È vero. Troppo. Non abbiamo più lacrime. Quel che ci hanno tolto è più di due amici e compagni. Ci hanno tolto la capacità di un sorriso spensierato. Ci hanno regalato l’ombra della morte che non ci abbandona mai. Grazie. Siamo diventati più spietati. Ma non gioiscano i meschini guardiani dell’ordine sociale. La desolazione che stanno impiantando nel cuore degli umani, tornerà. Le ferite inferte alla natura, torneranno. Tutto torna. Più cresce il deserto, più si induriscono i cuori, più la riscossa avrà i tratti paurosi di un’apocalisse.
Baleno e Sole sono morti come hanno vissuto. Senza mediazioni.
Imprevedibili, hanno sfidato la mediocrità del loro tempo.
Baleno e Sole non potevano aspettare.
Per questo non possono morire.
Edoardo Massari, detto Baleno, è stato ritrovato impiccato nella sua cella del carcere delle Vallette, a Torino, il 28 marzo 1998. Maria Soledad Rosas, detta Sole, si è impiccata nella casa in cui era agli arresti domiciliari, l’11 luglio dello stesso anno. Entrambi erano accusati – dai giudici torinesi Laudi e Tatangelo – di far parte di una associazione sovversiva e banda armata che negli anni ’90 avrebbe realizzato diversi sabotaggi in Val di Susa, in particolare contro trivelle e cantieri dell’Alta Velocità (alla fine saranno tutti assolti; soltanto il terzo imputato, Silvano, verrà condannato per un reato minore). Da allora, i tentativi di costruire il TAV in Val di Susa hanno trovato l’opposizione di una popolazione insorta a difesa della propria terra. La combattività dei valsusini e di tutti i ribelli che stanno lottando contro questa e altre nocività è il miglior regalo all’amore per la terra, le montagne e la libertà che animava Edoardo e Soledad.