Il cuscino di Maroni
Sicuramente non sta dormendo sonni tranquilli, il ministro Maroni. L’entrata in vigore del Pacchetto Sicurezza, da lui tanto fortemente voluto, ha provocato quindici giorni di scioperi della fame, sommosse ed evasioni nei Cie di tutta Italia. Adesso come adesso sono più di cento i posti letto nei Centri che stati resi inagibili – certo, temporaneamente – dalla rabbia dei reclusi: la macchina delle espulsioni, grazie a queste lotte, è rallentata pesantemente proprio nel momento in cui il Governo la voleva più efficiente e spietata che mai.
“Non c’è stata nessuna rivolta, è tutto sotto controllo” – ripeteva ossessivamente il Ministro a Ferragosto, quando sotto controllo, evidentemente, non c’era quasi niente. Addirittura i sindacati di polizia hanno alzato la voce su quella del Ministro per segnalare che questa specie di battaglia estiva contro i clandestini iniziata da un Governo che ha fatto della guerra ai poveri una bandiera non ha in realtà né le truppe né la logistica per esser vinta così su due piedi e senza inconvenienti. Un esempio solo vi facciamo, ed in esclusiva: la chiusura delle sezioni di via Corelli danneggiate dalla sommossa ha costretto una sessantina di poliziotti meneghini ad una frettolosa trasferta aerea a Bari per scortare i reclusi di troppo. A parte i costi del charter trovato in poche ore e delle indennità per la truppa, questa trasferta ha lasciato scoperta la Questura milanese che doveva anche gestire le traduzioni dei quattordici arrestati e la sicurezza in Tribunale durante le udienze di convalida, e questo buco è stato coperto facendo arrivare in tutta fretta rinforzi da Torino. Agli Interni hanno il fiato corto ed i numeri contati, insomma. Ulteriori conferme le trovate dentro ai giornali di questi giorni, tutti pieni di storie di senza-documenti scortati per migliaia di chilometri da poliziotti in cerca di gabbie libere nei Centri dello stivale. Addirittura le facce di bronzo della Croce Rossa hanno espresso, e senza neanche tanto tatto, tutto il proprio imbarazzo a dover gestire una situazione semplicemente ingestibile.
La sicumera di Maroni, insomma, è la reazione un po’ impacciata di uno che ha fatto il passo più lungo della gamba e che ora non sa bene dove sbattere la testa. Non pensiamo certo che si tirerà indietro facilmente. Ma siamo sicuri che la partita sia aperta ora come non lo è stata mai. Sta a noi fare ogni sforzo possibile perché il vento di rivolta che serpeggia nei Centri trovi ancora più spazio e lo trovi velocemente, prima che dentro al Ministero si riorganizzino vanificando gli slanci e la determinazione di queste due settimane.
Ogni storia che esce da un Centro e viene raccontata, ogni piccola mobilitazione che cresce, ogni sommossa che demolisce le gabbie, ogni rapporto nuovo di lotta tra Centro e Centro e tra reclusi e solidali, ogni cuneo ficcato dentro agli ingranaggi della macchina delle espulsioni sono delle pietrate contro il Pacchetto Sicurezza che possono abrogarne di fatto delle parti – senza alcun bisogno di trafile politiche e parlamentari, ma rendendone le norme semplicemente inapplicabili. Ma bisogna saper fare in fretta, perché il momento è questo e non possiamo essere tanto sicuri di poter tirare in futuro e con la stessa facilità le pietrate di queste settimane e di riuscire a procurare ancora abbastanza insonnia e grattacapi a Maroni e alla sua banda.
(Qualche anima candida potrebbe pensare l’insonnia di Maroni come frutto non tanto di preoccupazioni quanto di rimorsi. Ne avrebbe ben donde, il Ministro. Per stare solo agli ultimi giorni e ai casi più sanguinosi gli si possono addebitare la morte atroce dei profughi somali che hanno tentato di evadere dal campo di detenzione di Ganfuda il 9 agosto scorso e che sono stati massacrati a colpi di coltello dalla polizia libica, oltre che dei 75 eritrei lasciati morire in mare e dei quali si è avuta notizia solo l’altroieri. Ma la facoltà del provare rimorsi presuppone tutta una serie di antiquate caratteristiche proprie degli esseri umani che Maroni e i suoi, evidentemente, non hanno più e che stanno tentando di erodere – coscientemente e con metodo – anche in tanta della gente che ci circonda. Tra un massacro per procura, una partitella a “rimbalza il clandestino”, e qualche bella carica della polizia vorrebbero tramutarci in carogne patentate come loro: ma siamo qui per resistere, e non ci riusciranno.)
Leggi questa piccola rassegna stampa che documenta i malumori del Ministro:
Cie: Maroni, non sono al collasso. Gestiremo la situazione.
La scorta è senza albergo rilasciati i clandestini.
Barra: con queste leggi, disordini inevitabili.
Fatevi un giro invece su Fortresseurope, se volete veder documentati alcuni dei pesi che si porta sulla coscienza Maroni. In particolar modo:
75 morti a Lampedusa. I parenti ci avevano contattato.
Benghazi: spunta un testimone. Ecco come li hanno ammazzati.
E poi non perdetevi questo:
Ma sul sito della Lega impazza il gioco “rimbalza il clandestino”