Il processo a Milano, lo sciopero a Torino

Nonostante le porte chiuse dell’aula e di tutto il tribunale un gruppetto di antirazzisti è riuscito ad entrare dentro al Palazzo di Giustizia di Milano in occasione della nuova udienza del processo per la rivolta di via Corelli di agosto. Grande sconcerto della Digos e grosso movimento di truppe – che fino a quel momento avevano presidiato inutilmente l’accesso principale del palazzo -, ma oramai i solidali erano entrati e non c’è stato più niente da fare. Gli antirazzisti sono rimasti sulla soglia dell’aula durante tutta la giornata e a scambiare qualche parola con i detenuti, in particolar modo con i ragazzi che dalla settimana passata sono agli arresti domiciliari.

Dentro l’aula, ascoltati gli ultimi testimoni, è arrivata l’arringa del Pubblico Ministero che ha chiesto al giudice di assolvere uno dei quattordici imputati e di condannare tutti gli altri a pene che vanno dai 2 anni ai 2 anni e 6 mesi di reclusione. Mano pesante, insomma, e non è mancata l’aggravante di clandestinità. Inoltre il Pm ha chiesto alla Procura gli atti che riguardano la vicenda di tentato stupro da parte dell’ispettore capo Vittorio Addesso nei confronti di Joy. Se questa richiesta verrà accettata, sia Joy che la sua compagna di stanza – che in aula ne aveva confermato il racconto – saranno denunciate per calunnia.

La prossima udienza del processo milanese è confermata per martedì 13 ottobre, dalle ore 9.30. Quasi sicuramente sarà il momento della sentenza.

Intanto, dopo tre giorni di alti e bassi, è terminato lo sciopero della fame dei reclusi del Cie di Torino.

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Contro le violenze del razzismo di Stato, presidio al processo Corelli!

Contro le violenze del razzismo di stato, presidio al processo Corelli!

 

Martedì 13 ottobre ci sarà la sentenza del processo ai detenuti di Corelli che, dopo una settimana di lotta dentro il CIE, vennero arrestati la notte del 13 agosto

 

Un processo che si è svolto interamente a porte chiuse (nelle ultime tre udienze, è stato addirittura bloccato l’accesso al Tribunale agli antirazzisti intervenuti), segno della precisa volontà di spezzare il legame fra i detenuti e i loro sostenitori esterni.

Il processo, nel suo insieme, ha assunto un carattere severamente deterrente delle future rivolte.

I detenuti hanno fatto di tutto per far emergere il vero volto del CIE, rivendicando le ragioni della loro protesta e denunciando a più riprese maltrattamenti, pestaggi e violenze sessuali.

Le richieste del Pm – avanzate nell’ultima udienza dell’8 ottobre – sono pesanti, nonostante le evidenti contraddizioni, emerse nel corso del dibattimento, dell’impianto accusatorio, come a voler affermare risolutamente che lo Stato non tollera che l’ingranaggio dei CIE possa essere messo in discussione.

Ma l’accanimento della giustizia di Stato non si ferma qui. Nel corso del processo si è delineata anche una chiara matrice maschilista: il Pm ha chiesto gli atti necessari a incriminare per calunnia una delle processate, Joy, per aver denunciato in aula ripetute molestie sessuali da parte di Vittorio Addesso (ispettore capo del CIE), e la compagna per averla aiutata a respingere il suo ultimo tentativo di violenza sessuale in una colluttazione che aveva dato l’avvio alla rivolta di quest’estate nella sezione femminile di via Corelli.

E c’è di più: la giudice, la Pm, i giurati sono rimasti impassibili di fronte alle parole di tutte le detenute che raccontavano il tipo di trattamento da esse subito dopo la rivolta: nude (esse stesse si erano denudate nell’estremo tentativo di impedire l’irruzione nella sezione femminile dei poliziotti in forze), sono state fatte inginocchiare sul pavimento dove sono poi state insultate e manganellate per ore.

E d’altra parte, nessun organo di stampa ha rilevato l’estrema gravità dei fatti raccontati e la matrice totalitaria cui essi rispondono.

Ciò che emerge è un proposito forsennato – corroborato dalla cattiveria sanguinaria e deliberata del ministro dell’interno Maroni e del governo nel suo insieme – di annichilimento di chiunque si ribelli o intralci questo sistema di violenza, contro il quale non si contano ormai le proteste, le rivolte, i tentativi di evasione che si susseguono ormai con cadenza quotidiana, da Gradisca a Crotone, Torino, Milano, Roma, Bari, Brindisi, Lamezia.

 

Incalliti sostenitori della chiusura definitiva dei CIE, della cancellazione del pacchetto sicurezza e di tutte le leggi razziali in vigore in questo paese (e non solo) riteniamo doveroso continuare a far sentire la nostra solidarietà ai ribelli di Corelli nel giorno delle arringhe dei loro avvocati difensori e della sentenza.

Invitiamo tutti/e gli/le antirazzisti/e a farlo con noi

 

Martedì 13 ottobre, dalle ore 9

Presidio sotto il tribunale di Milano