Decenza
Torino Cronaca – il quotidiano che più di ogni altro si sta occupando di organizzare l’apparato di propaganda della guerra ai proletari in corso in città – lamentava l’altro giorno la pubblicazione su alcuni “siti web anarchici” della foto di un giovane poliziotto in borghese.
Come sapete è stato un redattore del nostro sito a ritrovare in un bar di Barriera il foglio che riportava quella foto e a pubblicarlo sul web. Il foglio in questione, come potete leggere anche voi, ha un titolo e un numero, e cioè “Informazione proletaria numero 5”. Non vi nascondiamo che noi, redattori del sito e della trasmissione Macerie, siamo tanto curiosi di sapere da dove venga fuori questo foglietto che sono due giorni che entriamo e usciamo dai bar del quartiere, alla ricerca di notizie e di altri numeri di “Informazione proletaria” abbandonati sul bancone.
Per ora, non siamo riusciti a procurarci niente di più che una sbronza paurosa. Ma appena scopriremo qualche cosa ve lo racconteremo. E se troveremo altri numeri del foglietto in questione saremo lesti a pubblicarli, con tanto di volti e di targhe, alla faccia delle preoccupazioni di Torino Cronaca, de La Stampa e dei redattori dei telegiornali.
Aspettando novità, vorremmo soffermarci insieme a voi sulla lamentevole equazione clandestino=pusher che attraversa l’articolo di Torino Cronaca. Equazione che, notoriamente, è prova solo della scarsa decenza di chi la formula.
Tutti sanno che se è certamente vero che alcuni dei senza-documenti della nostra città si ritrovano a vendere sostanze illegali agli angoli delle strade, è altrettanto vero che ce ne sono tanti altri – la maggioranza – che si spendono in mille altre attività.
Rimanendo solo su casi sicuramente noti ai redattori del quotidiano diretto da Beppe Fossati, siamo certi che a pulire il culo della vecchia zia di Manlio Collino ci pensi tutte le sere una peruviana col permesso di soggiorno scaduto. Peruviana che esce di casa solo la domenica per la messa, camminando veloce veloce per il timore di incontrar la polizia.
Identico timore della polizia vive ogni giorno il lavapiatti di quel ristorantino etnico dove Pierfrancesco Quesitonio cena a lume di candela ogni volta che gli riesce di rimorchiare una nuova fidanzata. E a dar la calce sui muri dell’appartamento di Stefano Tamagnone – l’indignato scopritore di “Informazione proletaria” sul web – non saran stati forse degli operai rumeni, quando ancora i rumeni popolavano maggioritariamente corso Brunelleschi?
E Beppe Fossati, il signor Beppe Fossati che ogni sera tanto combatte per licenziare in tempo le bozze per la tipografia – cosa può mai fare quando sente il bisogno di quel calore e di quelle tenerezze che un mestiere come il suo a volte precludono? Ebbene, a pochi isolati dalla redazione c’è via Ormea, e c’è corso Massimo d’Azeglio… e anche lì i documenti in regola sono proprio pochi.
Ci trovate troppo fantasiosi? Sarà. Ma fosse pure che la zia di Collino sia morta nel ’72; fosse pure che a Quesitonio non gli riesca più di rimorchiare; fosse anche che a Tamagnone gli abbiano sequestrato la casa per debiti di gioco, e che Fossati si sia dato alla ricerca mistica in compagnia di Don Gallo e di Olivero – ebbene, rimane il fatto che quando tutti costoro mandano le proprie donne di servizio a far la spesa a Porta Palazzo, si fan comprare verdure seminate da clandestini, raccolte da clandestini, trasportate da clandestini e vendute da mani clandestine.
Se fossero persone decenti, dunque, i redattori di Torino Cronaca dovrebbero, sotto la voce “immigrati clandestini”, snocciolarci mille storie fatte di badanti che non riceveranno mai i propri contributi, di piccoli imprenditori che si ingrassano sul sudore degli ultimi arrivati, di fatturati iperbolici delle imprese edili, di benpensanti ipocriti e bavosi e di lavoro da schiavi. Storie tutte segnate e determinate dalla mancanza di documenti e dalla paura di incappare in un controllo di polizia.
Se fossero persone decenti, appunto.
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