Aerei, scioperi della fame, botte

Preso in mezzo alla strada durante una retata, Alì è dentro al Centro di corso Brunelleschi da poco più di tre mesi. In tutto questo tempo non ha mai avuto contatti con il consolato del Senegal, e non ha con sé alcun documento: eppure lunedì scorso, alla mattina, le guardie lo svegliano, gli dicono di prendere le sue cose e lo portano fuori dal Centro. Due poliziotti in borghese lo trasportano, ammanettato, fino a Malpensa dove li aspetta un volo di linea della Air Maroc per il Senegal, con scalo in Marocco.

Fin qui, una storia come tante. Sulla pista dell’aeroporto, però, Alì si ferma: su quell’aereo non ci vuole salire. I poliziotti lo spingono, lui resiste e alla fine arrivano le botte; i poliziotti si accaniscono soprattutto sulla sua gamba. Sono furiosi. Lo immobilizzano e lo caricano sull’aereo come fosse un animale in gabbia. Ma Alì non si perde d’animo e sopra all’aereo ricomincia a protestare: i passeggeri, e poi il comandante, ascoltano le sue urla di aiuto. Alla fine il comandante ordina ai poliziotti di riportarlo a terra.

Perso l’aereo, Alì è di nuovo in corso  Brunelleschi dove lo aspettano la cella d’isolamento e ancora un po’ di botte, così, per ritorsione.  Zoppica e ci mettono un paio di giorni per iniziare a curarlo. Lui comincia uno sciopero della fame e poi giovedì, di nuovo, mentre fa la doccia, lo chiamano per riportarlo all’aeroporto.

Ma oramai ha capito il meccanismo. Questa volta se ne sta buono fino a quando non è sull’aereo e – evitate le botte – lì di nuovo convince il comandante a farlo scendere. Lo riportano di nuovo al Centro, di nuovo in isolamento. Oggi è al settimo giorno di sciopero della fame, ed è determinato a resistere.

 Ascolta il suo racconto raccolto sabato da Radio Blackout, in francese:

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e in lingua wolof:

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Anche Abdel Aziz è ancora in sciopero della fame. E siamo quasi a venti giorni. È molto dimagrito e provato, rifiuta ogni cura. Solo la settimana scorsa un altro recluso, allo stremo dopo un silenzioso sciopero della fame, è stato liberato. I crocerossini l’hanno accompagnato alla porta seduto su di una sedia a rotelle, dopo essersi assicurati che qualcuno lo andasse a prendere. Non vogliono rischiare di fare brutte figure e di ritrovarsi un altro morto nelle gabbie – o sulla soglia.

Ascolta l’appello appello di Abdel Aziz a Radio Blackout, in arabo:

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Un’altra storia, invece, arriva dal Cie di Bari. Il cibo arriva in ritardo e i reclusi cominciano a protestare. I soldati e la polizia, scocciati, se la prendono con un prigioniero: gli danno un po’ di legnate, e poi lo portano in carcere. È successo venerdì scorso, e ancora non ci sono notizie dell’arrestato.

Ascolta il racconto di un suo compagno di prigionia:

[audio:https://macerie.org/wp-content/uploads/2010/02/2_da-bari.mp3]

 

Tutte queste storie, e altre ancora, nello “speciale Cie” trasmesso domenica da Radio Blackout. Una volta al mese, due ore di racconti, testimonianze e lotte dai Centri di tutta Italia.

Ascolta la trasmissione:

[audio:https://macerie.org/wp-content/uploads/2010/02/speciale-cie-21-febbraio.mp3]

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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