Tocca a Gradisca?
Dopo Caltanissetta e Crotone anche il Cie di Gradisca è lì lì che sta per chiudere – tutto insieme o a lotti non si sa ancora – causa danni e conseguenti ristrutturazioni. A dire il vero i lavori sarebbero pure già iniziati se non ci fossero tutta una serie di problemi legati ad appalti, inchieste da prima pagina e cautele ministeriali. Già perché, pensate un po’ voi, da quando ha aperto nel 2006 il Centro friulano ha accumulato oltre un milione di euro di danni, concentrati in buona parte nell’ultimo anno e mezzo. Dal punto di vista dei contabili del Ministero un vero disastro. E si aggiunga che, adesso come adesso, una parte del Centro è completamente inagibile e i posti sono ridotti più o meno di un sesto. A quanto pare l’appalto non seguirà una “procedura d’urgenza” come evidentemente è successo con gli altri Centri in ristrutturazione, chiusi da un giorno all’altro senza sapere bene né chi ci avrebbe lavorato all’interno né esattamente cosa sarebbe andato a farci. Sarà invece un normale appalto europeo, e partirà in estate: pensarci per tempo non sarebbe male, così come non sarebbe male pensare almeno a qualcuno dei quattro nuovi Cie che Maroni vorrebbe aprire entro la fine dell’anno in giro per l’Italia. Da Lampedusa in poi, i reclusi in lotta hanno dimostrato una buona capacità di chiudere i Centri e a occhio e croce ora toccherebbe a noi dimostrare che si può tentare di non farli aprire.
(Giusto per darvi una idea di che razza di lavoro sia quello del “ristrutturatore di Cie” siamo già in grado di dirvi che, oltre che ristrutturar materialmente i muri e sistemar per bene grate e sbarre, la ditta che vincerà l’appalto dovrà ripristinare il sistema antifuga ad infrarossi, quello di videosorveglianza a circuito chiuso e soprattutto piazzare di nuovo in cima alle recinzioni gli offendicula, che quel pignolo di De Mistura aveva fatto togliere per “ragioni umanitarie” tre anni fa. Cosa sono gli offendicula? Nell’immagine, un esempio.)
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«Bloccati i lavori al Cie di Gradisca
Fermi gli interventi da un milione di euro per ripristinare le misure anti-evasione.
L’inchiesta sui “grandi eventi” blocca i lavori di ripristino della sicurezza al Cie. Vi sarebbero anche le indagini avviate su scala nazionale per i famigerati appalti assegnati con procedura d’urgenza fra le cause dell’ennesimo rinvio all’intervento chiamato a rendere il centro di identificazione ed espulsione di Gradisca d’Isonzo una struttura finalmente a prova di fughe e rivolte interne. E riparare danni che dal 2006 a oggi ammontano a oltre 1 milione di euro. Un restyling, insomma, che dell’urgenza aveva tutte le caratteristiche: ma che all’ex Polonio è atteso ormai da un anno, ovvero da quando – a seguito di una sommossa particolarmente pesante – venne messo totalmente fuori uso il sistema antifuga ad infrarossi. Quello che, per intenderci, aiuta le forze dell’ordine ad intervenire in pochi secondi in caso di tentativi di evasione. Ma l’intervento di ripristino dei sistemi di sicurezza avrebbe previsto anche altre migliorìe al Cie: su tutte la ricollocazione dei cosiddetti offendicula, la sezione ricurva in ferro inizialmente posizionata in cima alle recinzioni e rimossa nel corso del 2007 sulla base delle indicazioni fornite dall’allora commissione ministeriale De Mistura, che ne chiese l’eliminazione per ragioni «umanitarie». Terzo e ultimo intervento previsto, il potenziamento del sistema di telecamere a circuito chiuso, essenziali per la sorveglianza. Ebbene, niente di tutto questo è ancora avvenuto.
E l’impressione è che i lavori, che sembravano imminenti – il loro avvio era addirittura stato annunciato per maggio – siano frenati da cause ben diverse che non la semplice mancanza di risorse o, peggio, di volontà di ripristinare la sicurezza. Stando a fondate indiscrezioni, infatti, l’indagine sugli appalti d’urgenza avviata dalle Procure di Perugia e Firenze avrebbe consigliato un «congelamento» delle operazioni. Nulla di torbido, per carità. Di fatto il Dipartimento per le Libertà civili e l’Immigrazione del Viminale, l’ente che supervisiona il funzionamento dei centri immigrati italiani, ha recentemente vissuto un passaggio di consegne fra i prefetti Mario Morcone e Angela Pria e quest’ultima avrebbe prudentemente deciso di non dare il suo placet alla procedura d’urgenza prevista dal suo predecessore per evitare equivoci. Si procederà dunque con un bando europeo che potrebbe essere definito entro l’estate. Al termine del maquillage la capienza potrebbe anche essere riportata da 198 alla sua effettiva capacità di 240 posti. Va anche detto che in realtà qualche intervento al Cie in queste settimane c’è comunque stato. Per la prima volta è stato installato un dispositivo a raggi x per la scannerizzazione della posta che ogni giorno viene inviata al Cie. Ancora fresco è il ricordo dell’esplosione del 22 dicembre scorso, quando un pacco preso in consegna dal direttore del centro, Luigi Dal Ciello, deflagrò senza causare fortunatamente feriti. Altri lavori di semplice manutenzione stanno interessando le stanze dalle quali gli immigrati hanno tentato le fughe più recenti, forzandone le grate. A maggio erano state tre le evasioni in neanche dieci giorni per un totale di 33 clandestini datisi con successo alla macchia. Intanto al Cie l’atmosfera rimane sempre piuttosto tesa: secondo alcuni tam tam i clandestini avrebbero nuovamente protestato per il cibo minacciando un nuovo sciopero della fame. Un immigrato avrebbe anche tentato un’evasione solitaria, affidando al web le immagini di un presunto pestaggio. L’episodio è stato categoricamente smentito dalle forze dell’ordine, così come è stata smentita la notizia secondo cui gli immigrati sarebbero stati divisi fra coloro che parlano l’italiano e coloro che non lo parlano, in maniera da isolare i primi ed evitare pericolosi contatti con l’esterno: vedi l’elaborazione di piani di fuga e la sospetta introduzione di droga al Cie. L’ente gestore, il consorzio siciliano Conncecting People, sarebbe infine stato richiamato a non rinchiudere più immigrati del consentito in una sola stanza, come era avvenuto in occasione della più recente e clamorosa evasione di maggio.»
Il Piccolo, 11 giugno