Benedizioni

benedizioni a Gradisca

L’altro giorno, ad inaugurare i 314 nuovi lampioni regalati da Maroni al Comune di Gradisca per illuminare i dintorni del Centro ed acciuffare prima gli evasi, non hanno partecipato soltanto il Sindaco, il Prefetto, l’Assessore regionale alla Sicurezza, il Questore, qualche pezzo grosso dei Carabinieri e della Finanza ed un paio di consiglieri regionali. La propria benedizione l’ha data pure il parroco del paese, don Maurizio Quaglizza, che ha trovato una bella citazione dalla Genesi per evocare “il significato profondo della luce nell’atto creativo di Dio” perché, pensate un po’, quei lampioni aiuterebbero a cogliere intorno alla questione “problematica” del Cie e del Cara una “storia di luce”. Un modo veloce ed improvvisato per impapocchiare gli astanti e tornarsene in sacrestia velocemente? – Del resto, qualsiasi sia il nastro da tagliare, accanto alle divise e alle fasce tricolori l’abito talare non può mai mancare e qualcosa si dovrà pur dire.

No, no, non è stato un semplice discorso di rito. Già, perché proprio l’Oratorio di Gradisca ha in cantiere (in collaborazione con il Collegio del mondo unito dell’Adriatico di Duino, con l’Associazione La tenda per la pace e per i diritti e finanziati dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Gorizia) un bel progetto di “integrazione momentanea” dei richiedenti asilo chiusi nel Cara. In questo modo i profughi gestiti da Connecting People potranno recitare il Rosario in compagnia nell’attesa di essere regolarizzati e liberati oppure semplicemente trasferiti nell’attiguo Cie per essere espulsi. A detta della parrocchia, questo progetto, rappresenterebbe, sentite un po’, “una vera luce che si è visto non solo squarciare il buio, ma riscaldare i cuori”. A noi, invece, sembra semplicemente illuminare il collaborazionismo osceno della Chiesa con la macchina delle espulsioni.

Intanto, il recluso che si aveva tentato il suicidio lunedì è stato ricucito alla buona e trasportato nuovamente dentro alle gabbie del Centro, dove continua il suo sciopero della fame e della sete. I ragazzi che si erano cuciti le labbra la settimana scorsa, invece, sono stati convinti a farsi scucire e sono ancora prigionieri – fuorché due, che come ricorderete sono stati già deportati.