La polveriera
Sul punto di una nuova esplosione, il Cie di Gradisca. Dopo una settimana passata per terra dentro agli stanzoni comuni ieri mattina un gruppo di ospiti ha forzato l’accesso al cortile: sette di loro sono riusciti a salire sul tetto. Dopo qualche ora finalmente all’aria – era dall’ultima sommossa che il cortile era vietato ai reclusi – uno dei sette ha accettato di scendere ed è stato immediatamente arrestato. Gli altri sei, invece, sono rimasti sul tetto: i giornali locali dicono fino a tarda sera, ma non siamo così sicuri che siano scesi. Sempre i giornali dicono che una delle telecamere di controllo è stata messa fuori uso. Le notizie, come vedete, sono scarne e frammentarie. Da quando Maroni ha disposto l’isolamento totale per i prigionieri, infatti, ben poco filtra da dentro il Centro: e filtra tramite la Prefettura, o i Sindacati di Polizia. O tramite i solidali della zona che possono raccontare quel poco che si vede da fuori. Sta il fatto che siamo già al secondo arresto in una settimana e che, pur non sapendo cosa succede davvero dentro, siamo sicuri che l’esplosione sia dietro l’angolo. A brevissimo, poi, si saprà se sarà ancora Connecting People (prima esclusa e poi riammessa alla gara di appalto) a prendersi la responsabilità di gestire e fare affari su di un Centro dentro al quale neanche i poliziotti hanno più tanta voglia di lavorare.
Sabato ci sarà finalmente un presidio fuori dalle mura del Centro, dalle 16.00 in poi, e potrebbe essere una buona occasione per essere vicini concretamente a prigionieri che stanno portando avanti una lotta tanto dura e determinata.
Leggi una piccola rassegna stampa.
Nuovi disordini al Cie di Gradisca: in sei si sono barricati sul tetto
Arrestato per danneggiamenti uno dei manifestanti. La nuova rivolta scatenata dalle condizioni di vita
Disordini, un arresto e un’intera giornata trascorsa per protesta sul tetto della struttura per 6 immigrati clandestini. Nuova giornata ad alta tensione, quella di ieri, al Cie (Centro di identificazione ed espulsione) di Gradisca d’Isonzo, dove già in tarda mattinata si sono registrati i primi disordini, quando un gruppo di ospiti del Centro ha forzato una delle cancellate d’accesso al cortile esterno. Da lì sette di loro sono riusciti a salire sul tetto e a mettere fuori uso una delle telecamere del servizio interno.
Soltanto dopo alcune ore, uno dei sette immigrati ha abbandonato la protesta scendendo a terra, dove è stato immediatamente arrestato dalle forze dell’ordine con l’accusa di danneggiamento a struttura pubblica. Nessun segno di cedimento, invece, da parte degli altri sei immigrati, che hanno proseguito la loro protesta, costantemente monitorati dal servizio di vigilanza operante nel Cie, fino a tarda serata.
A scatenare l’ennesimo atto dimostrativo da parte degli ospiti della struttura sarebbero stati i recenti divieti disposti dalla prefettura di Gorizia (divieto di fumare nel Centro per immigrati e sequestro dei telefonini cellulari), oltre alle condizioni in cui gli stessi immigrati sono al momento trattenuti nella struttura isontina, con una settantina di loro da cinque giorni costretta a dormire a terra, sui materassi sistemati nei corridoi e nei locali normalmente adibiti a mensa e centralino. Una trentina di immigrati, invece, da domenica ha potuto nuovamente usufruire di un letto grazie al ripristino dell’agibilità di una delle stanze bruciate nel corso degli incendi delle scorse settimane. Al momento solo due (sulle 28 totali) le camere agibili, ma inevitabilmente sovraffollate visto che la loro capienza standard è di soli 8 posti.
Nonostante la nuova ondata di sbarchi sulle coste siciliane (a Lampedusa sono stati quasi 1.500 gli immigrati approdati nella sola giornata di ieri), intanto, nessuna comunicazione ufficiale dalla Prefettura di Gorizia in merito al trasferimento dei richiedenti asilo attualmente ospitati nel Cara (Centro di accoglienza per richiedenti asilo) di Gradisca d’Isonzo, soluzione annunciata nello scorso fine settimana dal ministro dell’Interno, Roberto Maroni, che aveva indicato proprio nello svuotamento dei Cara italiani e nel trasferimento dei loro ospiti (circa 2 mila persone) nel villaggio di Mineo (Catania) l’operazione necessaria per far fronte a una nuova maxi-ondata di immigrati dai Paesi nordafricani.
Il Cara di Gradisca, oltretutto, al momento risulta a pieno regime (tutti esauriti i 136 posti) dopo gli arrivi alla spicciolata registrati nelle ultime settimane.
da Il Messaggero Veneto Online, 8 marzo
A Gradisca i profughi del Maghreb
Il governo vuole svuotare il Cara per accogliere i richiedenti asilo. Cie, ancora stranieri sui tetti
Oggi ai limiti della capienza. Domani, forse, svuotato per fare fronte all’emergenza umanitaria che continua ad abbattersi come un’onda anomala sulle coste siciliane. È la situazione al Cara (Centro assistenza richiedenti asilo) di Gradisca d’Isonzo. Dopo i gravi fatti verificatisi nell’altra struttura isontina per migranti, il Cie – dove la tensione rimane molto alta con la protesta sui tetti inscenata nella tarda mattinata di ieri da decine di migranti e da sei “irriducibili” fino a sera inoltrata e un arresto per danneggiamento – ora anche il secondo centro gradiscano finisce sotto i riflettori. Anche al Cara dunque non sta più uno spillo. Ma presto i richiedenti asilo potrebbero essere trasferiti in Sicilia. Il piano d’emergenza varato dal Consiglio dei ministri prevede infatti che, in caso di necessità, nei (presto ex?) Cara vengano smistati solo i cittadini stranieri attualmente in fuga dalla Libia e dagli altri Paesi del Maghreb. Per fare loro posto, i richiedenti asilo già presenti nelle strutture
per rifugiati di tutto il Paese sarebbero invece trasferiti nel Villaggio della solidarietà di Mineo (Catania) un maxi-Cara da 2mila posti. L’associazione Tenda per la Pace e i diritti, che monitora da vicino la questione, esprime «sconcerto» per la decisione, in vista del possibile esodo di migranti sulle coste siciliane.
«Una deportazione di massa – la denuncia – in una località completamente isolata e attorno alla quale già si stanno costruendo sistemi di recinzione e videosorveglianza. Un ghetto militarizzato. Si sta letteralmente smantellando il sistema di asilo di questo Paese, favorendo interessi privati». Tenda per la Pace denuncia anche come il divieto di fumo disposto al Cie di Gradisca, dopo gli incendi delle ultime settimane, sia stato allargato anche al vicino Cara. Accendini e telefoni cellulari vengono requisiti. «Ciò significa costanti perquisizioni a soggetti che secondola legislazione italiana e per le direttive europee non si trovano in stato detentivo». Al Cara inoltre per l’associazione si è inasprito il controllo dei cellulari muniti di fotocamera.
Ai richiedenti asilo è lasciata la scelta fra il sequestro dell’apparecchio o il danneggiamento dell’obiettivo da parte delle autorità, «prove generali per trasformare in carcere anche i Cara». Ieri come detto una nuova protesta sui tetti del Cie, per protestare contro condizioni per gli stessi sindacati di polizia «inumane». I migranti dormono e mangiano a terra, negli spazi comuni. Venerdì la Commissione parlamentare sull’attuazione dell’Accordo di Schengen e i migranti, presieduta dall’on. Margherita Boniver, visiterà Cie e Cara di Gradisca con alcuni parlamentari regionali. Il giorno dopo dalle 15 davanti alla struttura isontina invece nuove manifestazioni anti-Cie del Coordinamento libertario degli anarchici friulani. Domani, infine, potrebbe essere aggiudicato in via provvisoria l’appalto da 15 milioni di euro sino al 2014 per la gestione dei due centri.
da Il Piccolo, 8 marzo