Dalle Vallette
«I prigionieri della XII sezione del blocco B del carcere di Torino vogliono segnalare con questo documento i disagi che rendono difficili le condizioni già di per sé invivibili all’interno dell’istituto carcere.
Ci premuriamo di indicare la mancanza di qualità e l’insufficiente quantità del vitto. A tutelare gli interessi dei prigionieri è preposta una commissione degli stessi come organo di controllo. Quest’organo di controllo però agisce male, o peggio non agisce affatto a tutela dei prigionieri. Arriviamo a questa conclusione in quanto nonostante le reiterate proteste nulla è stato fatto per rendere il vitto migliore.
Facciamo inoltre presente che i prezzi del sopravvitto sono troppo alti, anche a fronte di una situazione economica non facile per le famiglie che li aspettano e sostengono. Generi di prima necessità come quelli alimentari costano di più rispetto ai prezzi correnti al di fuori del carcere. Stando al d.p.r. 230 del 30 giugno 2000 i prezzi del sopravvitto devono essere corrispondenti a quelli dell’area commerciale più vicina al carcere. Ci chiediamo, allora, come sia possibile che dall’oggi al domani un genere necessario come la carta igienica passi da 1,39 euro a 2,85 euro per poi arrestarsi a 1,93 euro solo dopo svariate proteste. Rincaro inspiegabile ed inammissibile a fronte di qualità e quantità delle merci rimaste invariate.
Il terzo punto riguarda la mancanza delle più elementari forme di agibilità nei luoghi vissuti collettivamente dai prigionieri. Ci riferiamo in particolare ai passeggi che non dispongono di acqua corrente e di bagni funzionanti da anni ormai. Vogliamo quindi l’immediato ripristino dell’acqua corrente e dei bagni in tutti i locali adibiti al passeggio all’aria dei prigionieri.
La XII sezione inoltre ritiene opportuno, data l’eccessiva calura, di usufruire di una doccia supplementare giornaliera.
Chiediamo che le nostre richieste vengano valutate e ci sia data risposta entro e non oltre una settimana.»
I prigionieri della XII sezione, blocco B, carcere di Torino.
Firmato da 54 prigionieri.
(La prigione è una merda. Una merda comunque la si guardi, comunque la si imbelletti. Ma chi c’è vissuto dentro, a lungo o solo qualche giorno – e sappiamo che molti che ci leggono questa esperienza l’hanno affrontata -, sa che la cosa peggiore dentro è il sentimento di una assoluta e affollata solitudine: sopruso dopo sopruso, negazione dopo negazione, ognuno è talmente occupato a leccarsi le proprie ferite da non vedere null’altro che quelle. Le lotte possibili annegano dentro alle frustrazioni che si accumulano in quei pochi metri quadrati di spazio che ti è concesso; dentro ai rancori mal diretti, dentro alla diffusa vigliaccheria, dentro ad una lotta per la sopravvivenza che avviene tanto spesso a scapito di chi ti sta accanto. I racconti belli e tragici coi quali siamo cresciuti, quelli che dipingevano le carceri come luoghi di battaglia, come ambito di lotta di un proletariato compatto e solidale sembrano cartoline arrivate diritte diritte da un altro pianeta. Un modo per uscirne è ripartire dalle piccole cose; fratture nella monotonia carceraria, resistenze che costringono la gente a parlarsi, a prendere posizione, a ridisegnare i confini; fili che si tessono, occhi che si incrociano, coraggio che emerge. Se non sarà buona questa sarà buona la prossima, ma d’ora in poi – e per un po’ – forse non siamo più soli.)
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