Sfratti posticipati, nervi debilitati
13 marzo. Sono le nove del mattino quando un fabbro e un avvocato bussano ad un portone di Borgo Vittoria. A casa in quel momento ci sono solo un ragazzo di quindici anni e la sua nonna che non si perdono d’animo e fanno quel che va fatto quando qualcuno cerca di sfrattarti: hanno già pronte le barricate alla porta e chiamano a raccolta il resto della famiglia. Intanto parte il tam-tam nel quartiere e dalla vicina Barriera di Milano nel giro di mezz’ora arrivano una trentina persone, agguerritissime; vista la mala parata, fabbro e avvocato se la svignano velocemente e con le pive nel sacco, mentre l’ufficiale giudiziario proprio non si fa vedere. Un tentativo di sfratto a sorpresa? Non esattamente. A quella porta l’ufficiale giudiziario, il noto Lino Mazzeo, avrebbe dovuto bussare ieri, ma proprio ieri non se la sentiva di fare nulla scosso com’era dai casini provocati lunedì dalla sua iniziativa di trasformare uno sfratto in uno sgombero senza preavviso. Ma se martedì non se la sentiva di lavorare, perché scontentare i suoi mandanti? Basta mettersi d’accordo con l’avvocato dei padroni e col fabbro, posticipare l’appuntamento di un giorno senza chiedere neanche l’autorizzazione al giudice e presentarsi al portone. Chi se ne sarebbe mai accorto? E invece, sorpresa! La famiglia che il giorno prima l’aveva atteso invano era proprio una di quelle che si sono organizzate per resistere e il tentativo di sfratto, raffazzonato e mezzo illegale, fallisce miseramente. Non solo: preso di sorpresa dal picchetto inaspettato, Mazzeo non fa in tempo ad allontanarsi abbastanza dalla zona e, intercettato dai resistenti, è costretto a formalizzare il rinvio prima di fuggire in preda ad una crisi di nervi.