Piste interne
A quanto pare, le indagini sul sabotaggio dei gabinetti del Tribunale di Torino «non escludono la pista interna», e gli inquirenti sono alla ricerca di qualcuno che per motivi di lavoro sapesse dove si ritirano certi giudici e certi pubblici ministeri quando scappa loro da cacare. Pare strano infatti che qualcuno, tra le sacre mura della legge, abbia avuto la sfrontatezza di chiedere, o di pedinare, senza per di più essere notato. Anche se pure a noi ogni tanto piace sporcarci le mani, non vorremmo rimestare nella merda, soprattutto in quella che circola nei tribunali – o perlomeno ai piani alti, giacché al piano terra e ai piani bassi, come imputati o come detenuti, al tribunale ci abbiamo cacato spesso pure noi – ma vorremmo regalare al mondo un’altra ipotesi: e se quei cessi se li fossero otturati da soli? Non che questa teoria spicchi per originalità, in effetti, ma per ora nessuno – forse per la simpatia che suscitano le goliardate, o per il disgusto che provocano gli escrementi – per ora nessuno l’ha avanzata pubblicamente riguardo a questo caso specifico. E allora la avanziamo noi, per partecipare una volta almeno alla corsa al complotto e non far la solita figura degli antisociali.
La tesi dell’auto-otturazione presenta tre indiscutibili vantaggi. Primo, di questi tempi spiegazioni del genere, in odore per così dire di servizi segreti, sono molto in voga e popolari, sulla bocca di tutti, proprio come un “merda!” quando ti arriva una bolletta o un atto giudiziario. Il secondo vantaggio è che chi la propone si può sbizzarrire sul come “loro” l’abbiano fatto: un pool di stronzi più duri del solito? Forse è vero in senso metaforico, ma pare siano stati usati polistirolo e penne. Quindi un gioco erotico da cancelleria evacuato in fretta e furia prima di un riesame? Chissà, comunque è divertente pensarlo. Ma quel che più conta è in fondo il terzo e ultimo motivo, quello che tanto spesso anima le tesi complottiste, soprattutto quelle più urlate e fantasiose: se sono stati “loro” a farlo, beh, allora è chiaro che chi lo dice, di sicuro non l’ha fatto.