Neanche un calzino

20 marzo. Alle 5 di pomeriggio davanti alla lavanderia “La Nuova”, in via Santhià 34, nel quartiere Barriera di Milano, a Torino, compaiono una decina di antirazzisti. Suonano il campanello, si affaccia il titolare, srotolano uno striscione e iniziano a volantinare e a spiegare con il megafono ai passanti, italiani e stranieri, una cosa che nessuno ancora sapeva: che quella lavanderia ha un appalto con il centro di corso Brunelleschi. Che in quelle lavatrici vengono lavati i giacconi dei crocerossini che lavorano nel Cpt. Che quei giacconi sono sporchi di sangue, il sangue dei due reclusi che sabato scorso si sono tagliati le braccia per chiedere la libertà. Che quel sangue sporca tutti i panni che in quella lavanderia passano per essere ripuliti. Che non ci può essere nessuna pace con chi lavora per i Cpt. E che, pertanto, alla lavanderia “La Nuova”, in via Santhià 34, nel quartiere Barriera di Milano, a Torino, non bisogna più portare neanche un calzino. Il proprietario si difende dicendo che si tratta di un appalto piccolo, da pochi spiccioli. Pochi spiccioli a cui, ne siamo sicuri, potrà rinunciare senza patire troppo: in fondo da anni, ammette con orgoglio, lava i panni sporchi di diverse questure qui a Torino.