Una lettera da Lampedusa
Qualche giorno fa ci era capitata tra le mani questa lettera aperta da Lampedusa. Approfittando di questo periodo di “tregua”, ve la proponiamo. Leggendo queste righe colme di disperazione, ci sono tornate in mente le parole di Sun Tzu: «per quanto critiche possono essere la situazione e le circostanze in cui vi trovate, non disperate; è proprio nelle occasioni in cui c’è tutto da temere che non bisogna temere niente; è quando siamo circondati da pericoli di ogni tipo che non dobbiamo averne paura; è quando siamo senza risorse che dobbiamo contare su tutte; è quando siamo sorpresi che dobbiamo sorprendere il nemico.» E ai lampedusani di cuore e d’azione non abbiamo che questo da aggiungere: ci siamo anche noi.
Lampedusa sta vivendo il momento più brutto che io ricordi, basta farsi un giro per constatare il degrado che stiamo vivendo.
Personalmente mi sento preso in giro, non ho più fiducia in nessuno, credo che il popolo sia stato usato e strumentalizzato.
Ricordo quando sono arrivati i container, nessuno sapeva, il sindaco era a Palermo, non c’era un solo carabiniere al porto, ma non si era detto che i container sarebbero stati a Porto Empedocle fino a quando non si fosse trovato un accordo? Poi che succede, arriva il sindaco da Palermo e non fa nessun comizio, non dice niente a nessuno, non convoca nemmeno un consiglio comunale, lo fa la minoranza e va a finire in malo modo.
La tenda si smonta e S.O.S. Isole Pelagie comincia ad occuparsi di promozione turistica. Io ricordo all’inizio di tutta la faccenda quando qualche albergatore dentro la tenda si lamentava che i pescatori non partecipavano, perché era bonaccia ed erano a mare, poi i pescatori hanno partecipato come tutti e come tutti hanno messo il lavoro e tutto, ma oggi cari albergatori, cari costruttori edili è arrivata la bonaccia per voi e non solo siete in mare a condurre una facile pesca, ma state facendo in modo di bloccare tutto il movimento che si era creato, perché tra un po’ comincia la stagione e bisogna lavorare. E io? e noi che ci crediamo veramente a questa battaglia, cosa dobbiamo fare? Ci lasciamo prendere in giro per l’ennesima volta.
Lo volete questo carcere, qualcuno ora lo chiama «cittadella della speranza e della accoglienza» ma ci fanno proprio cretini? Intanto la stagione è alle porte, i più furbi come al solito faranno i loro affari come è stato sempre ma la maggioranza farà la fame. E tutte queste forze dell’ordine, vi piacciono, vi piace andare in giro a qualsiasi orario e sentirvi dentro una caserma? Avete già dimenticato le manganellate ad un nostro concittadino scambiato per “clandestino”? Come si dimentica in fretta a Lampedusa. Come si cambia bandiera velocemente a Lampedusa.
Fino a qualche mese fa sembrava, dalle bandiere che sventolavano in piazza e dagli striscioni che erano appesi nelle vie principali, che eravamo tutti leghisti, poi eravamo tutti contro la Maraventano (quasi tutti), ora non si capisce più niente. Vi piace questo sindaco? Io personalmente non mi sono mai sentito rappresentato ed ho sempre detto che se si vuole fare la protesta contro lo Stato, il primo Stato che abbiamo vicino è l’amministrazione, perché oggi a sentir parlare qualcuno non c’è più bisogno di fare la protesta contro lo Stato, ci siamo dimenticati pure che lo Stato fino ad oggi ha solo sfruttato questa terra e continua a farlo, ora sono amici, li abbiamo votati noi – dice qualcuno – ed ora dobbiamo obbedire. Vi piace questo Stato? Vi piace questo Stato di corrotti e mafiosi?, di gente che continua ad aumentarsi gli stipendi e i privilegi mentre tutto va a rotoli? Vi piace questa bella dittatura? Vi basta «na cartata e pasta» per rimettervi in riga? qualcuno può dire è facile criticare, ma tu che avresti fatto? Prima di tutto ci vuole rispetto per le persone, e non si lascia un popolo così senza neanche una parola.
Io credo che oggi siamo tutti disposti a mantenere un centro dove questa povera gente resta 48 ore (non perché la loro carne puzza anche se non si lava, ma perché Lampedusa non riesce a sopravvivere con questo fenomeno).
Lo Stato Italiano poi ha molte responsabilità se questa gente immigra così massicciamente, basterebbe imporre alle aziende italiane che sono in Tunisia di aumentare i salari ai lavoratori tunisini, ma a quel punto nessuna azienda italiana andrebbe ad investire in Tunisia, sono là per sfruttare la manodopera con il consenso di questi signori che ci rappresentano, e potrei fare altri esempi ma non c’è il tempo e lo spazio per farlo. Se volete su internet ci sono molte informazioni del genere.
Vi piace tutto questo schifo? Cosa abbiamo intenzione di fare? Se volete io ci sono.
Giacomo Sferlazzo