Il quarto giorno

È il quarto giorno di sciopero della fame nel Cie di Ponte Galeria, a Roma. Già dalla mattina metà degli scioperanti cedono alla stanchezza e poi a pranzo cederà ancora qualcun altro. La forza si sta esaurendo, come è naturale, ma quasi nulla è perduto. Rimane la rabbia, rimane la disperazione e rimane anche la voglia di lottare. In questi quattro giorni i reclusi si sono fatti sentire come quasi mai era accaduto prima per un “semplice sciopero” dentro ad un Centro. Vedremo domani cosa succederà.

Una storia, però, ve la dobbiamo raccontare subito. In una camerata, su di una barella, c’è un recluso disteso da ieri sera. Si era tagliato le vene, lo ricorderete, e dopo essere stato curato sommariamente in infermeria è stato riportato dai suoi compagni. Loro l’accudiscono, ogni tanto chiamano il dottore che non arriva mai, e lo guardano che si spegne: non vuole ricominciare a mangiare, anche se è debolissimo, e spesso ha dei momenti di incoscienza. Oggi è stato trascinato via dalla polizia che voleva fargli delle foto, e poi è stato risbattuto in cella. Insomma, sta veramente male ma le autorità del Centro fanno finta di niente: fino a ieri era uno di quelli che si difendevano, che rompevano le scatole, che non si lasciavano mettere i piedi in testa. Meglio lasciarlo così, dunque, steso e dissanguato: non disturberà più nessuno per un po’.

Ascolta la testimonianza che abbiamo raccolto questa mattina:

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