Con le proprie gambe
Torino. Lo hanno liberato di nascosto, all’interno di un’ambulanza. Per nascondere agli altri reclusi che da corso Brunelleschi si può uscire con le proprie gambe, lottando con determinazione. Dopo due mesi e 10 giorni di reclusione B. A. ha iniziato uno sciopero della fame e della sete ad oltranza. Dopo otto giorni, ieri ha accettato di farsi visitare dal medico, che si è accorto che i suoi reni si stavano deteriorando. Portato in ospedale d’urgenza, hanno cercato di fargli una flebo di soluzione fisiologica, ma lui se l’è strappata di dosso. Quindi lo hanno riportato al Centro, dove in fretta e furia gli hanno firmato un foglio di via dall’Italia e lo hanno lasciato andare, in serata. Qualcuno abbastanza in alto non vuole sentir più parlare di morti all’interno del suo Cie, e chissà come mai… Ma non è automatico che chi è disposto a morire venga liberato. Un recluso minorenne due giorni fa ha “fatto la corda”, ha tentato di impiccarsi. Per rianimarlo, i militari lo hanno portato nella sala d’aspetto del barbiere (una stanza senza telecamere) e lo hanno riempito di botte. Questo sì, capita abbastanza spesso.
Gradisca. Ci hanno provato in tre. Hanno cercato di scappare dai tetti, venerdì scorso, come succede quasi ogni giorno dal Cie di Gradisca d’Isonzo. Uno solo ce l’ha fatta ad uscire con le sue gambe, questa volta. Un altro, saltando, le gambe se le è spaccate, un altro ancora è stato ripreso poco lontano. Entrambi si trovano ora in isolamento, per punizione. Da dove ci raccontano che il Cie è pieno, che pochissimi vengono espulsi, che il cibo è poco e fa schifo, che il direttore è uno stronzo, e che è tutta colpa della Lega Nord. Ascolta questa conversazione telefonica con un recluso del Cie di Gradisca
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