A Nord del confine
Riportiamo qui sotto una breve – e sicuramente incompleta – cronologia di fatti occorsi in Francia e in Belgio negli ultimi due mesi di lotta contro i Centri di detenzione per senza-documenti e contro le galere. Ve la proponiamo perché dimostra una vivacità e una varietà di pratiche che alle nostre latitudini sembrano essersi smarrite: siamo certi che questa nostra sia una défaillance momentanea, ma è pur vero che è resa ancora più evidente dal notevole scarto che c’è con il livello di determinazione espresso in Italia dai prigionieri (con o senza i documenti) da quest’estate in avanti. Sia come sia: se pensiamo che il nostro esserci dichiarati complici e parte in gioco di queste lotte debba esser cosa concreta e possa pesare sul corso futuro degli eventi, allora guardare a cosa succede a Nord del confine può darci perlomeno qualche buon suggerimento. E ce n’è, come leggerete, per tutti i gusti. Soprattutto quando si bada alla sostanza e alla precisione del proprio agire e ci si mantiene lontani, come in questo caso, da pesantezze ideologiche, formalizzazioni organizzative e tremendismi verbali francamente un po’ stantii.
1 novembre, Vottem e Bruges. Centocinquanta persone bloccano le entrate dei Centri di detenzione di Vottem e di Bruges, incatenandosi ai cancelli. Nel Centro di Bruges scoppia una rivolta proprio mentre i manifestanti sono alla porta, e un gruppo di reclusi spacca le finestre e tenta di abbattere le reti, fermandosi solo quando interviene la polizia per evitare una evasione di massa.
4 novembre, Lovanio. Le fiancate degli autobus cittadini si riempiono di graffiti contro le espulsioni e i controllori.
4 novembre, Parigi. Bucati nella notte tutti e quattro i pneumatici di un camion della “Iss-Espace Vert” e due di un furgone “Iss-Propreté”. La Iss è una enorme azienda che, tra le altre cose, ha in appalto le pulizie di alcuni Centri di detenzione in Belgio ed è nota perché impiega e sfrutta lavoratori senza documenti in Francia.
4 novembre, Grenoble. Le case di quattro responsabili di aziende ed enti legati al carcere vengono ricoperti di scritte.
8 novembre, Berchem-St-Agathe. Incendiato un camioncino della Valens, ditta che partecipa alla costruzione del nuovo Centro di detenzione di Steenokkerzeel nonché di prigioni in Francia. Sul muro di fronte viene lasciata una scritta: «Né Centri di detenzione né prigioni!».
8 novembre, Regione parigina. Due mezzi da cantiere della ditta Eiffage vengono sabotati con dello zucchero nel serbatoio. Accanto una scritta: «Eiffage costruisce prigioni per rinchiudere i poveri. Sabotiamo Eiffage». La stessa notte cascano tutte ed otto le vetrine della boutique “Orange”, nota perché si arricchisce sul lavoro dei detenuti, e compaiono scritte su sedi del Ministero della Giustizia e studi di architetti dediti alla costruzione di carceri.
13 novembre, Parigi. Nella notte viene ritinteggiata la facciata della biblioteca “Publico” delle Fédération Anarchiste, al numero 145 di rue Amelot nell’undicesimo arrondissement. Dopo la visita degli “imbianchini” si potevano leggere slogan come «F.A. collaborazionista», «F.A. sporca traditrice» e «la F.A. vuole prigioni più umane: che scompaia con esse!». Alcuni giorni prima, durante una manifestazione contro le prigioni, la sedicente organizzazione anarchica aveva diffuso un volantino (niente affatto anarchico, secondo gli “imbianchini”) che conteneva proposte alternative alla prigione per i cosiddetti “devianti” (psichiatria, lavori socialmente utili, riabilitazione attraverso il lavoro e altri orrori). La stessa sera, al numero 41 di rue Sampaix nel decimo arrondissement, gli imbianchini visitano la sede della Croix Rouge, un’altra organizzazione che predica l’umanizzazione delle prigioni attraverso la… tortura, come nel Centro per sans papiers dell’aeroporto di Roissy e nei Cie italiani, per non parlare delle centinaia di campi profughi che gestisce in tutto il mondo. Sulla facciata viene scritto «Croce rossa collaborazionista» e «Fuoco ai centri di detenzione».
17 novembre, Andenne. Sommossa nella prigione di Andenne. Alla notizia dei fatti di Forest, circa 200 detenuti si rifiutano di rientrare nelle proprie celle dopo le attività della sera e saccheggiano numerose sezioni dell’istituto. La protesta rientra solo a metà nottata, dopo l’intervento delle squadre speciali della polizia federale. Il mese precedente, nel carcere di Forest a Bruxelles, i poliziotti del commissariato Bruxelles-Midi lasciati soli dai secondini in sciopero si erano resi protagonisti di trattamenti degradanti, torture ed umiliazioni a sfondo razzista contro i detenuti. Mentre i detenuti di Andenne sono ancora sui tetti, a Bruxelles ignoti solidali danno fuoco ad alcune auto di grossa cilindrata appartenenti al Corpo Diplomatico e ad una eurodeputata.
20 novembre, Bruxelles. Sommossa ad Anderlecht, nel sud della città. Gruppi di giovani si ritrovano in piazza e nelle stazioni della metropolitana, poi si disperdono e si ritrovano altrove. Sul loro percorso danneggiano automobili e cabine telefoniche, cercando lo scontro con la polizia. Un gruppo riesce a tirare una molotov contro il commissariato, che si trova proprio sopra al municipio, e ne nasce un incendio che provoca molti danni. La polizia era già in allerta da qualche giornoe si aspettava degli attacchi perché sms inneggianti alla rivolta e alla vendetta circolavano tra gli studenti della zona in seguito ai fatti di Forest. Lavorano proprio nel commissariato attaccato, infatti, alcuni dei poliziotti coinvolti nei pestaggi in quel carcere. Nei giorni successivi, subissati di minacce, alcuni agenti dichiareranno ai giornali che gli obiettivi degli insorti di Anderlecht erano almeno due: incendiare il commissariato ed uccidere il poliziotto di quartiere ritenuto responsabile dei pestaggi. «Ci sono riusciti col primo punto. Ora è il turno del collega».
22 novembre, Palaiseau. Otto reclusi del Centro di Detenzione di Palaiseau, a Sud di Parigi, riescono a scappare dal Centro, calandosi con un lenzuolo da una finestra alla quale avevano smontato le grate.
23 novembre, Bruxelles. Un corteo selvaggio percorre le strade di Anderlecht e di Molembeek in seguito ad un appello contro la costruzione del nuovo Centro di detenzione di Steenokkerzeel, contro la macchina delle espulsioni e contro tutte le prigioni. La manifestazione, al suono di slogan dedicati anche alle lotte nelle prigioni belghe e alla sommossa di Anderlecht, raccoglie una certa simpatia tra i passanti. Nel suo passaggio, il corteo incrocia vari veicoli di ditte implicate nella gestione di prigioni e di Centri di detenzione: vengono danneggiati e riempiti di scritte. La manifestazione si scioglie dopo quasi due ore, poco prima dell’intervento della polizia.
25 novembre, Bruxelles. Nella notte saltano i vetri di quattro banche, e viene pure sfasciato un bancomat, come contributo all’agitazione anticarceraria delle settimane precedenti e in solidarietà con due compagni, Jurgen e Paolo, arrestati in ottobre in seguito ad una nottata di rivolta a Gand.
29 novembre, Bruxelles. Passata da poco l’alba sconosciuti sfondano una ventina di vetri blindati e la porta d’entrata della sede centrale della Sodexo, lasciando sui muri una scritta per ricordare ai passanti che la Sodexo è una ditta collaborazionista, che guadagna sulle carceri e sui Centri di detenzione per senza documenti.
1 dicembre, Parigi. Si apre al Palazzo di Giustizia il processo per il rogo di Vincennes.
5 dicembre, Parigi. Nella notte più di sessanta sportelli Bancomat della Bnp e delle Poste francesi vengono sabotati nel decimo, undicesimo, tredicesimo, dicionnovesimo e ventesimo arrondissement della capitale. Alcuni bloccati con l’acciaio liquido o con delle carte incastrate, altri messi in condizione di non nuocere per vari giorni grazie all’acido solforico. Sullo schermo dei bancomat visitati un adesivo spiega: «Fuori servizio. Questa banca consegna i clandestini alla polizia. Sabotiamo la macchina delle espulsioni. Libertà per tutte e tutti.»
7 dicembre, Bruxelles. Ignoti danno fuoco ad un cantiere aperto dalla ditta Besix alla periferia di Bruxelles. Molti macchinari risultano gravemente danneggiati. La Besix si è recentemente aggiudicata l’appalto per la costruzione del nuovo Centro di detenzione di Steenokkerzeel.
9 dicembre, Parigi. In mattinata, numerosi striscioni appaiono in diversi quartieri di Parigi. Gli striscioni se la prendono soprattutto con la banca Bnp e con le Poste francesi che, a più riprese negli ultimi anni, hanno segnalato i clienti senza documenti alla polizia; ma ricordano anche che i dieci accusati dell’incendio per il Centro di detenzione di Vincennes del giugno 2008 saranno processati i prossimi 25, 26 e 27 gennaio. Sugli striscioni si può leggere «Distruzione dei Centri di detenzione», «Sabotiamo la macchina delle espulsioni», «Viva i fuochi della rivolta», «Le banche infamano i clandestini. Abbasso i collaborazionisti», «Solidarietà con i processati per l’incendio di Vincennes».
10 dicembre, Parigi. Un macchinario da cantiere della Eiffage (noti costruttori di galere) è incendiato all’interno di un cantiere in zona Saint Mandé, in solidarietà con i prigionieri in lotta in Francia e altrove e in solidarietà con i processati per l’incendio del Centro di detenzione di Vincennes.
12 dicembre, Parigi. Nel pomeriggio una trentina di compagni si ritrovano improvvisamente dietro a uno striscione con su scritto «Libertà per tutti, con o senza i documenti» e cominciano a percorrere le strade intorno a Belville, Couronne e Ménilmontant affiggendo manifesti, distribuendo volantini e facendo scritte sui muri contro le espulsioni e in solidarietà con i processati di Vincennes. Scritte anche sulle vetrine di qualche banca: «questa banca denuncia i clandestini».
17 dicembre, Parigi. Due focolai d’incendio vengono accesi nello studio dell’architetto Alain Derbesse e sui muri dell’ingresso viene tracciata una scritta: «Progettisti di prigioni assassini!». Pochi i danni. Gli architetti dello studio Derbesse sono conosciuti in Francia per aver firmato i progetti del Centro di detenzione di Vivonne e di Le Havre, del carcere di Mans, di una Questura e pure per la ristrutturazione di un Tribunale.
20 dicembre, Parigi. Vandali scatenati alla sede parigina dell’Ufficio Francese per l’Immigrazione e l’Integrazione. Molti i vetri distrutti e una scritta: «Fuoco ai Centri di Detenzione. No alle espulsioni».
22 dicembre, Grenoble. Nel giro di una settimana, la sede locale della ditta Bouygues viene prima ricoperta di scritte e poi danneggiata. La Bouygues è conosciuta in tutta la Francia per aver partecipato ai cantieri di numerosi Centri di detenzione e prigioni.
25 dicembre, Heist-op-den-Berg. Decine di slogan, dipinti in rosso e in nero sui muri di chiese, scuole e sui pannelli pubblicitari in tre comuni di Heist-op-den-Berg, dove ha sede la ” Michiels Grondwerken”, ditta che effettua i lavori di terrazzamento del terreno per la costruzione del nuovo Centro di detenzione di Steenokkerzeel. Il direttore dell’impresa si è detto sconcertato: «Dobbiamo guadagnarci il pane pure noi … Su Internet ho trovato il mio nome su di una lista nera delle imprese che costruiscono il nuovo Centro di detenzione. È terrificante. Ci sono già degli insulti vergati sui cartelli d’ingresso della nostra sede.»
(Una parte consistente di queste cronache le abbiamo riprese pari pari da “Suie & Cendres“, blog belga di brevi dalla guerra sociale che si pregia di non fare distinzioni tra le brevi cosiddette “sociali” e quelle “politiche”. In ambienti libertari questa scelta dovrebbe essere scontata, ma ci sembra il caso di sottolinearla, giacché da un po’ di tempo a questa parte alcuni compagni sembrano voler trasformare il proprio essere dei rivoluzionari in una identità da rivendicare che li separi ben bene dalla realtà di lotte che – ironia della sorte? – tante volte riescono ad essere molto più concretamente distruttive e trasformatrici dell’azione separata dei militanti.)