Ingrid
Lunedì scorso, alle cinque del pomeriggio, Ingrid viene convocata dentro all’ufficio immigrazione del Cie di via Corelli, a Milano. «Si parte», le dicono. È tutto pronto per riportarla in Brasile. Lei però protesta perché, anche se è stanca di star rinchiusa dentro al Centro ed è disposta a farsi riportare indietro, vuol tornarsene a casa come fa la gente normale e almeno portarsi dietro le sue cose. I funzionari di Questura, bestie come sono, però non voglion sentire ragioni: si deve partir subito, senza neanche una sacca, così come si è vestiti. Ingrid se ne sta buona tutto il viaggio fino a Malpensa, ma all’ultimo momento si rifiuta di salire sull’aereo. Ne nasce un casino e arriva il comandante (l’aereo è della Tap, la compagnia di bandiera portoghese): lei gli parla, e lui si rifiuta di imbarcarla.
Così i poliziotti, infuriati, debbono riportarla al Centro, e il viaggio è rimandato a venerdì, quando Ingrid è pronta ed è disposta a partire. Ascolta il suo racconto, raccolto da Radio Onda Rossa:
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Ieri, una ventina di antirazzisti milanesi sono andati a salutarla all’aeroporto. Non sono riusciti a vederla: solo raramente i deportati, infatti, passano per il ceck-in. Ne hanno approfittato, però, per informare passeggeri e personale di volo del fatto che tante volte sui voli c’è chi non avrebbe nessuna intenzione di partire e che qualcosa per aiutarlo si può sempre fare…