Prescrizioni / 2

«Un nutrito gruppo di solidali con i reclusi nei Cie ha dato vita oggi pomeriggio ad un presidio con blocchi a singhiozzo del traffico in via Mattei.
Il presidio era inizialmente previsto sotto le mura del lager di via Mattei, ma, nel pomeriggio di ieri, la questura ha comunicato che non si sarebbe potuto svolgere a meno di 200 metri da esso, vietando inoltre l’utilizzo di qualsiasi strumento di amplificazione, sia impianto che megafono. Le motivazioni addotte sono di ordine pubblico, in realtà vi è un chiaro intento di vanificare e di irridere l’iniziativa, non vietandola, ma rendendo di fatto impossibile l’obiettivo di comunicare con i reclusi e difficile quello di farlo con coloro che transitano nella via.
Verso le 16.30, data anche la presenza di un discreto spiegamento di sbirri, due camionette, da entrambi i lati della strada di fronte al Cie, si è optato per un volantinaggio all’incrocio tra via Mattei e via Martelli, costantemente sotto il vigile sguardo di alcuni solerti agenti della digos che vi si erano già preventivamente posizionati.
Con il passare dei minuti il presidio si è ingrossato, superando le trenta persone, e si è deciso di procedere con blocchi a singhiozzo del traffico che permettessero di volantinare e comunicare più compiutamente con passanti e automobilisti.
A fronte delle diverse persone interessate non sono ovviamente mancati gli onesti cittadini indignatisi davanti alla prospettiva di poter perdere un paio di minuti della propria vita bloccati in coda, non mostrando naturalmente alcun interesse per coloro che parte ben più lunga della propria vita si vedono costretti a passarla rinchiusi.
Tra gli automobilisti c’era anche un ligio servo dello stato, un militare che lavora nel Cie, il quale spiegava come gli immigrati dentro starebbero più che bene dato che lo stato passa loro il cibo e anche le sigarette (e addirittura gli piscofarmaci si potrebbe aggiungere) e come sia giusto che stiano lì dato che altrimenti alcuni andrebbero a spacciare; quando gli si è fatto notare che spacciano pure gli italiani ha ovviamente risposto che gli immigrati hanno l’aggravante del farlo in un paese che non è il proprio.
I blocchi sono proseguiti per qualche decina di minuti, permettendo di comunicare con un elevato numero di persone; dopo un paio d’ore di presidio si è deciso di concludere l’iniziativa.
In serata si è comunque riusciti a portare un breve saluto solidale ai reclusi. L’inaccettabilità e l’intollerabilità dell’esistenza di centri di detenzione per immigrati senza permesso di soggiorno, funzionale ad un sistema di sfruttamento, oppressione e controllo, divengono ancor più palesi quando emergono le nefandezze che si consumano tra le loro mura, tramite un contatto instauratosi con l’interno si è infatti venuti a conoscenza di un fatto agghiacciante, una donna avrebbe abortito a seguito di una strana iniezione fattale da uno degli operatori il giorno successivo all’esito degli esami che confermavano il suo stato di gravidanza… è proprio per questo che non potranno certo essere delle prescrizioni della questura o la presenza di qualche sbirro in più a fermare la nostra determinazione.

Solidali con i reclusi, 19 febbraio»