A spasso per Torino
Un lungo pomeriggio a spasso per Torino, per essere in qualche modo vicini a chi sulle montagne valsusine ha messo in campo tutto il proprio coraggio per resistere agli sgherri di Maroni, infiniti e ben armati.
Un inizio faticoso poco dopo le 15, con un presidio nel budello dove ha sede il Partito Democratico torinese: lo ricorderete, erano stati proprio i Democratici a suggerire qualche settimana fa al Ministero degli Interni di impiegare i soldati e non la solo la polizia per fare il debito culo a chi si mette di traverso sulla strada del Progresso e degli Affari.
Difficile però, in una giornata come questa, starsene in trenta e con le mani in mano sotto il palazzone del Pd in compagnia solo della polizia; così dopo un po’ ci si muove verso la sede della Regione, in piazza Castello. Lì i numeri aumentano e un gruppone di studenti riesce agilmente a fare irruzione nell’androne piazzando bandiere no-tav e cartelli sui vetri dell’entrata. Qualche tensione, polizia schierata, gli universitari son dentro ma nessun altro riesce a farsi largo: così dopo un’ora di cori e urla ci si sposta, alla volta del Municipio.
Appena arrivati c’è un po’ di maretta con i celerini di guardia al portone già sbarrato e già imbrattato. Ormai ci sono un bel po’ di persone, forse duecento, il traffico è bloccato, un autobus rimasto impigliato nella protesta viene ridipinto per portare il messaggio dei manifestanti in giro per la città. Ancora un’ora di baccano e poi si riparte. Alcuni rimangono sul posto ad aspettare di esser ricevuti da Fassino: non abbiamo più notizie di loro, non sappiamo se l’incontro agognato abbia avuto luogo e, soprattutto, non riusciamo ad immaginare che cosa mai avessero di tanto urgente da dire, e proprio oggi, al Sindaco.
Dal Municipio a Porta Susa, in corteo selvaggio. La polizia è poca e si tiene a debita distanza e non prova a bloccare i manifestanti neanche quando una parte di loro scende ai binari e li occupa per una ventina di minuti: è l’ora del Frecciarossa per Roma, che subirà qualche ritardo. L’occupazione dei binari provocherà un paio di crisi isteriche tra i viaggiatori in attesa, e intanto pure il piazzale antistante la stazione è chiuso al traffico e il traffico impazzito. Sono le 19,30 e il presidio si scioglie: in molti vogliono salire in Valle, ed è ora di ripartire.