La grande fuga, venti giorni dopo
«Si erano prodigati per catturarli, alla fine ne avevano acchiappati otto su trenta, ma oggi tutti gli sforzi dei poliziotti che hanno cercato di contenere l’evasione dal Cie (centro idenficazione ed espulsione) sono risultati inutili. Gli otto tunisini arrestati per lesioni, resistenza a pubblico ufficiale e danneggiamento a fine giugno, sono infatti tutti liberi. Scarcerati dal Tribunale del Riesame di Bologna per «mancata trasmissione di un atto essenziale», cioè la videoregistrazione dei momenti dell’evasione.
Insomma, il Tribunale del Riesame non ha avuto il filmato, considerato come un atto fondamentale, e ha dovuto accogliere la «questione processuale» sollevata dall’avvocato d’ufficio dei tunisini. Il risultato è che ieri gli otto nordafricani che il 27 giugno si erano ribellati al Cie, ferendo finanzieri e militari e sfondando sette porte del centro per poi scappare in massa, ora sono in giro per la città. I tunisini, ritenuti pericolosi, hanno lasciato il carcere di Modena ieri mattina.
Per un vizio di forma, in pratica, le botte rifilate ai militari e i danni causati alla struttura rischiano di rimanere impuniti: su di loro, benché liberi, pende un processo per direttissima aggiornato ad agosto e che probabilmente finirà con una condanna, ma c’è da scommettere che per quella data gli otto tunisini saranno già spariti. Difficile che si presentino in tribunale: clandestini, forse a quest’ora avranno già lasciato Modena per altri ‘lidi’.
Quel giorno la rivolta al Cie si scatenò dopo pranzo, nel primo pomeriggio: ad architettare la fuga erano stati i tunisini che si erano organizzati «militarmente», ognuno con un ruolo preciso. C’era chi ha scardinato le porte, chi ha sfondato il cancello, chi ha messo ko i militari e i finanzieri riversando contro le divise la polvere di un estintore. Poi le mazze di ferro, gli sputi e le minacce, fino alla libertà per trenta di loro. Come detto, in otto erano stati riacciuffati: vista la decisione del Tribunale del Riesame, tutta fatica sprecata.»