Scontro fratricida
Venezia, 16 ottobre 2010 – Diventa un nuovo motivo di scontro fratricida Pdl-Lega la frenata impressa da Roberto Maroni al Cie (Centro di identificazione ed espulsione dei clandestini) in Veneto. L’11 giugno, a Verona, il ministro leghista dell’Interno aveva assicurato che si sarebbe realizzato entro l’anno, ma giovedì a Padova, con il governatore e collega di partito Luca Zaia accanto, ha rettificato: «Prima della fine del 2010 sceglieremo il sito in cui sorgerà, ma il Cie nascerà nel 2011. Stiamo valutando una serie di ipotesi, che non sono quelle uscite finora sui giornali». Una retromarcia che non piace affatto a Massimo Giorgetti, assessore regionale alla Sicurezza del Pdl.
Assessore, così cade anche la pista Zelo, nel Polesine, da lei sempre sostenuta. «Non ero a conoscenza di questo dietrofont, il ministro Maroni e la Lega ci spieghino il motivo. L’ex base Nato in provincia di Rovigo resta l’ipotesi migliore, perchè lontana dai centri abitati e non distante dall’aeroporto «Catullo» di Verona, raggiungibile in mezz’ora di macchina sulla Transpolesana. Tra l’altro la caserma è senza fondamenta, quindi si potrebbe abbattere per costruire un edificio ex novo senza costi eccessivi. Sono infatti dell’idea che il progetto vada predisposto su terreno demaniale, soluzione più economica e che evita espropri e relativi ricorsi. Magari, prima di escludere Zelo, Maroni potrebbe confrontarsi con chi conosce il territorio».
Si riferisce al suo assessorato? «Eh sì, non è detto che la nostra collaborazione debba essere per forza un intralcio. Al contrario, potremmo dare una grossa mano in questa difficile partita, per vincere la quale è fondamentale la condivisione con gli enti locali. Siamo pronti a dare qualche suggerimento utile, se solo venissimo interpellati».
Possibile che il responsabile veneto della Sicurezza sia tenuto fuori dai giochi? «Ma se non sono nemmeno stato invitato al summit di Padova! Forse hanno pensato che bastasse la presenza del governatore, ma allora mi spieghino perchè Zelo non va più bene. Se i tecnici del Viminale hanno individuato un sito migliore ci dicano qual è e perchè è più adatto di quello polesano».
Questo rospo non le va giù. «Non è facile trovare un’area adatta. Deve rispondere a determinati requisiti, di lontananza dalle abitazioni, di vicinanza ad aeroporti e autostrade e di impatto ambientale. Io propongo anche una valutazione di impatto sociale. Parliamone. Perché Zelo è inadeguata? Qual è l’alternativa? il Viminale può fare tutto da solo, ma se coinvolge il territorio è meglio».
L’impressione è che sia tutto fermo in attesa di capire se si andrà alle elezioni anticipate o meno. Parlare di centri clandestini in campagna elettorale è rischioso. «Se davvero il motivo è questo, non lo condivido. Si deve andare avanti, magari si perderà qualche voto nel Comune deputato ad ospitare il Cie ma se ne guadagnerà una valanga nel resto del Veneto, per il quale la struttura è una priorità irrinunciabile. Tra l’altro la sicurezza è un cavallo di battaglia della Lega, che l’ha messa al centro della sua azione politica. Magari è solo uno slogan, però il Cie è frutto di una scelta della maggioranza e il Carroccio si deve ricordare che governa perchè è alleato al Pdl, forte di un consenso superiore al 40%. Il polo in discussione non è una battaglia della Lega, ma della coalizione di governo».
Il Viminale teme il «no» dei Comuni. «Per forza. Non paga a molti Comuni veneti l’affitto delle caserme dei carabinieri: se i sindaci non si vedono riconosciuto il dovuto, come fanno a fidarsi quando si parla di Cie?».
(Corriere del Veneto)