Jacob
Bari, 28 maggio 2010 – Potrebbe chiamarsi Nouader Nabr Eddine, o Abib Musarof, oppure Moustafà Moustafà, o ancora Mahabi Habib, Abib Musotfue, Habib Alì, ma, per la Polizia italiana è ‘01EN6AT’. Questo il Codice Unico Individuo di colui che è stato battezzato, dalle forze dell’ordine, ‘L’uomo dai mille volti’. Era lui che, fino all’11 maggio scorso, armato della sua valigia, rigorosamente vuota, derubava, di qualsiasi cosa, i viaggiatori dei treni italiani.
Di quest’uomo non si sa nulla. Potrebbe avere 45 anni come potrebbe essere di nazionalità algerina ma una sola cosa è certa: è l’autore di numerosi furti dal 1994 a oggi. Tutte le volte che veniva arrestato e portato nei vari Cie italiani, dopo 2 mesi tornava in libertà a riprendeva la sua ‘professione’.
La sua ‘avventura’, senza nome e senza identità, è finita a Potenza, durante controlli della Polizia Ferroviaria. Qui, l’11 maggio scorso, era a bordo del treno che collega il capoluogo potentino a Salerno. Gli agenti sul convoglio, impiegati negli ultimi tempi in attività di identificazione a tappeto, hanno chiesto i documenti all’uomo che ha dato loro il suo codice fiscale. Quando i poliziotti gli hanno chiesto la data di nascita, il presunto 45enne ha tentennato: “E’ normale questa reazione – spiegano i vertici baresi della Polfer – proprio perchè, avendo più identità poteva anche dimenticare la data di nascita relativa al nome”. E poi, c’era quella sospetta valigia, sempre vuota.
Fatto scendere dal treno e portato in questura, è finito nel carcere di Potenza mentre le analisi della polizia andavano avanti tanto che, entro 20 ore, il prefetto lucano ha notificato il decreto di espulsione e avviso orale.
Dal carcere lucano, quindi al Cie di Bari dove il fascicolo è passato nella mani della Polfer. Da questo momento in poi sono scattate le indagini che hanno condotto all’arresto definitivo. Dopo un accurato controllo incrociato tra i dati del Ministero dell’Interno, le impronte digitali e fotodattiloscopiche, e gli elementi elencati nel Casellario Giudiziale (ben 6 pagine), gli agenti hanno scoperto che al presunto 45enne erano attribuibili oltre 48 identità, tutte diverse. Poi hanno accertato che vi era, a carico di uno dei nomi a lui attribuibili, un decreto di espulsione emesso dal Tribunale di La Spezia ma non eseguito. Così è stato scoperto che aveva maturato un debito con la giustizia pari a 7 anni di reclusione (per reati che vanno dal furto alla rapina passando anche per la detenzione e lo spaccio di droga) e oltre 10mila euro di multe.
Dal 1994, era sempre riuscito a evitare l’espulsione continuando a vivere, ovviamente senza fissa dimora, di espedienti vari sul territorio nazionale: da Nola, nel Napoletano, a La Spezia, passando da Bologna e Caserta, Rimini, Riva del Garda (in provincia di Trento), Napoli e San Giorgio a Cremano fino a Pistoia. Secondo gli inquirenti, quindi, “aveva maturato un vero e proprio metodo di lunga sopravvivenza criminale”. E pensare che la sua prima condanna risale al marzo 1996.
Ora il presunto algerino è rinchiuso nelle patrie galere di Bari, in attesa di scontare tutto il debito accumulato in questi 16 anni di latitanza e di viaggi ‘gratis’ sui treni di mezza Italia.
(barisera)