Quindici secondi

Gradisca, 20 settembre

«Non scatta il nuovo allarme, il Cie di Gradisca continua ad essere un groviera. Dopo un’estate relativamente tranquilla, senza rivolte nè tentativi di fuga, nella struttura isontina per migranti la tensione è tornata a farsi improvvisamente molto alta. Nella notte fra domenica e lunedì, infatti, un gruppo di 7 tunisini ha tentato la fuga. Solo uno di loro è riuscito a darsi alla macchia, salvo ripresentarsi dinanzi al portone del Cie intirizzito dalla pioggia il mattino dopo, suonando semplicemente il campanello. Avvisaglie di una tensione strisciante ve ne erano state già nel pomeriggio di domenica, con un tentativo da parte dei clandestini di dare fuoco alle suppellettili, peraltro prontamente sedato dai vigili del fuoco. Il Cie gradiscano dopo le rivolte del marzo scorso è stato tenuto ben al di sotto del suo regime, con una media di una cinquantina di migranti a fronte di una capienza di 248 posti. Questo perchè per un lungo periodo è stata agibile la sola “zona verde”, una delle tre sezioni che compongono il centro. Poi è toccato alla “zona rossa” devastata negli ultimi mesi. Sarebbe stata proprio questa a fare acqua l’altra sera. I tunisini che hanno tentato la fuga erano sistemati proprio in quell’ala del Cie. A quanto si è appreso i fuggitivi hanno forzato le grate, mentre l’allarme non sarebbe minimamente scattato. “I problemi si ripresentano nonostante i lavori appena consegnati – protesta il Sap, il sindacato autonomo di Polizia, attraverso il segretario provinciale Angelo Obit – dimostrando ciò che temevamo sin dall’inizio: che non fossero efficaci. Il Dipartimento ha commissionato i lavori senza sentire il parere degli operatori di polizia, ascoltando invece chi non vive minimamente questa struttura”. Secondo il Sap il tempo necessario alla fuga è aumentato da 7 a 15 secondi. Non un gran risultato. Attualmente molti immigrati che hanno la prospettiva di essere trattenuti stanno chiedendo addirittura il rimpatrio pur di non rimanere alla ex Polonio. “È stato chiesto di organizzare un paio di voli charter da Ronchi per alleggerire la tensione, ma l’impressione è che il Dipartimento stia glissando. Ora il rischio è che i migranti si incattiviscano”, sostiene il Sap. Entro la fine dell’anno al Cie potrebbe venire riconsegnata la “zona blu”, l’ala più capiente con 150 posti. Lo ha reso noto ieri a Trieste il sottosegretario all’Interno, Sonia Viale. A quel punto l’ex caserma potrebbe essere riportata a regime, ma senza un adeguato rafforzamento del contingente di vigilanza gli operatori e gli agenti temono una nuova ventata di violenze. Il sottosegretario Viale ha annunciato o l’istituzione di “una sezione per il riconoscimento asilo a Verona, per sgravare il carico di lavoro della Commissione territoriale con sede a Gorizia, che aveva competenza sul Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige e Veneto”»

Il Piccolo

Gradisca, 20 settembre
«Cie di Gradisca a pieno regime entro marzo. Ieri tentata evasione

Il Cie di Gradisca d’Isonzo ritornerà a pieno regime nei prossimi mesi. Lo ha annunciato il sottosegretario all’interno Sonia Viale, che ieri ha visitato il Cie e poi ha partecipato in Prefettura a Trieste ad un incontro con tutte le forze di Polizia, insieme al Commissario di governo Alessandro Giacchetti e all’assessore regionale Federica Seganti. Viale ha definito il Fvg «un modello importante per l’accoglienza e l’integrazione». Ora al Cie sono disponibili 44 posti nella zona verde e altri 68 nella rossa, consegnata proprio in questi giorni ma non ancora collaudata. Mancano all’appello i 136 posti della zona blu, interessati dai lavori di ristrutturazione. Come ha precisato il segretario provinciale del Sap di Gorizia Angelo Obit, il termine per la consegna è marzo ma “la ditta confida, se il bel tempo reggerà, di concluderli già a gennaio”. Nella struttura di Gradisca sono ospitati un’ottantina di immigrati mentre sul territorio regionale i profughi sono 517. Proprio nella zona rossa c’è stata una tentata evasione, ieri notte intorno alle 3. Protagonisti sette tunisini, fra gli ultimi arrivi della scorsa settimana. Sei sono stati presi subito, uno è riuscito a fuggire ma poi, ieri mattina, ha suonato il campanello del Cie, bagnato fradicio, chiedendo di essere nuovamente accolto. “L’evasione non a caso è avvenuta nella zona rossa – osserva Obit –. Non è nemmeno suonato l’allarme. I lavori di ristrutturazione avrebbero dovuto essere finalizzati a impedire le fughe. Ora gli ospiti scappano invece in 15 secondi anziché in 7 come una volta”».

Il Messaggero Veneto