No Tav, un po’ dappertutto
Raccogliamo qui una breve rassegna di iniziative – organizzate più o meno lontano dalla Valsusa – in risposta all’attacco repressivo contro il movimento No Tav. Iniziative di solidarietà alle compagne e ai compagni arrestati, ma anche e soprattutto di stima e gratitudine verso tutta una lotta che ha saputo sempre resistere con forza e concretezza. Iniziative che indicano che la Valsusa non è sola, che le sue ragioni sono ormai state spiegate e comprese a sufficienza. E che si tratta, ora più che mai, di difenderle.
Il 26 gennaio, il giorno degli arresti, immediate manifestazioni di solidarietà vengono organizzate un po’ dappertutto: al carcere di Asti e a quello di Milano, e poi a Bari, Bologna, Cagliari, Cremona, Padova, Pisa, e perfino all’Ambasciata italiana a Parigi.
A Chivasso, in trenta contestano l’assessore regionale Claudia Porchietto nella sede della pro-loco. A Roma, in duecento occupano per un ora il tetto degli uffici delle FS. Ancora a Roma, un centinaio di persone sfila in corteo spontaneo per le vie del centro.
Il giorno seguente, 27 gennaio, da Lambrate decine di studenti raggiungono in metropolitana l’abitazione di un loro compagno a Vimodrone: Caselli gli ha appioppato un obbligo di dimora che gli impedisce di andare a scuola. Per lui, quindi, una lezione all’aperto con cartelli, striscioni e messaggi di solidarietà.
Ancora il 27 gennaio alla stazione di Napoli Centrale, cinquanta persone occupano alcuni binari, bloccando due treni per un’ora; alla stazione di Mestre vengono occupati gli uffici di Trenitalia; alla stazione di Padova trenta persone occupano la saletta vip “Freccia Rossa”.
E infine (per ora) il 28 gennaio a Cagliari un gruppo di manifestanti occupa per mezz’ora due binari della stazione, causando qualche ritardo alla circolazione.
Aggiornamento 31 gennaio. La mattina di domenica 29 gennaio il viceconsole italiano di Rouen (Francia) trova due scritte sulla serranda del Centro Culturale Italiano: «No Tav» e «Liberté». Nella notte tra il 30 e il 31 gennaio la sede del Partito Democratico di Milano, sezione Bovisa-Gargano, viene danneggiata: serrande imbrattate, bacheca distrutta e scritte contro il Tav. La stessa notte, ignoti tentano di incendiare la sede del PD di Crema: scritte contro il Tav e un vetro rotto per le fiamme. E il 31 gennaio il Parruccone Capo Giancarlo Caselli viene contestato da una ventina di anarchici a Lugano in Svizzera, durante una conferenza in università; la polizia interviene e scoppia una mezza rissa.