Chi si rivede
Gradisca, 20 maggio 2012
«Il Cie di Gradisca ritorna zona a rischio
L’arrivo di 50 immigrati alza la tensione nel centro, che ha visto in poche ore due rivolte. Gli sprechi dei rimpatri
E’ di nuovo alta tensione al Cie di Gradisca fra nuove rivolte, poliziotti mandati all’ospedale e il progressivo ritorno a regime della struttura. Nel centro di trattenimento ed espulsione isontino la situazione è tornata improvvisamente ad essere caldissima con l’arrivo, nella giornata di venerdì, di 50 immigrati maghrebini, provenienti dalle analoghe strutture di Trapani e Caltanissetta. Come previsto non si tratta dunque di migranti sbarcati sulle coste siciliane – nè a Gradisca sono previsti arrivi di questo tipo in futuro – ma di clandestini in attesa di rimpatrio, trasferiti all’ex Polonio da altri centri ormai al collasso.
Ma anche a Gradisca è subito il caos. Già ventiquattro ore prima del maxi-trasferimento, infatti, si sono verificati due diversi momenti di rivolta da parte degli ospiti, uno sul tetto del Cie e uno al suo interno. Nel tentativo di sedare i focolai di rivolta, due poliziotti hanno rimediato contusioni guaribili rispettivamente in 15 e 5 giorni. Il programmato ritorno alla piena operatività del Cie di Gradisca era ormai nell’aria da qualche settimana. Non a caso la Prefettura ha aumentato la capienza ufficiale a 118 posti rispetto ai 68 (peraltro raramente riempiti) degli ultimi mesi. In pratica il centro ha recuperato metà della sua ricezione potenziale di 248 posti e andrà del tutto a regime una volta ultimati gli ultimi collaudi su parte della “zona blu” e della “zona verde” ancora interessate da lavori di ristrutturazione e potenziamento dei sistemi di sicurezza.
Ma secondo il Sap, il sindacato autonomo di polizia, ci vorranno poche settimane per vedere nuovamente distrutto quanto è stato ripristinato in oltre un anno di cantieri. «Ormai è una costante, a Gradisca vengono mandati i soggetti più facinorosi» denuncia il segretario provinciale Angelo Obit. Ed emergono anche particolari grotteschi sul recente trasferimento dei 50 immigrati provenienti dalla Sicilia. Nel gruppo infatti vi sarebbero stati anche tre soggetti con acclarati problemi di tossicodipendenza. Ospiti che la struttura non è idonea ad ospitare. Il risultato? Kafkiano: già in serata, accompagnati da sei fra poliziotti e finanzieri distolti da altri servizi, i tre stranieri sono stati scortati in fretta e furia a Bari per un totale di 15 biglietti aerei acquistati. «Uno sbaglio, pagato però dai cittadini» accusa Obit. Finita qui? Niente affatto. Molti viaggi notturni che vengono fatti a Milano per l’espulsione degli immigrati tunisini sono, secondo i sindacati di polizia, un altro spreco. Apparentemente del tutto inutili. Infatti è in Sicilia che il console tunisino accerta la disponibilità al rimpatrio degli stranieri, e solo in quel caso rilascia il necessario lasciapassare provvisorio. Gli immigrati che non completano questo iter celere non vengono affatto rimpatriati, ma ricondotti nei Cie. La prova, altrettanto grottesca, la si è avuta proprio col maxi-trasferimento a Gradisca di venerdì: con somma sorpresa, gli operatori si sono trovati davanti tre tunisini che dalla struttura isontina erano clamorosamente già transitati. In sostanza i contribuenti hanno pagato a loro spese un percorso Gradisca – Milano (in pullman con due operatori di scorta per immigrato) e un trasferimento aereo a Trapani – con altri due agenti – per ottenere il risultato che i tre sono stati semplicemente ricondotti a Gradisca. «Ed è ragionevole pensare non siano gli unici – allarga le braccia Obit – altro che la spending review proposta dal governo. Piuttosto – conclude – sarebbe stato necessario che l’aumento della capienza di Gradisca avesse fatto il paio con un rafforzamento del contingente di vigilanza, per l’incolumità stessa degli operatori che lavorano all’interno del Cie. Se queste sono le premesse il futuro si prefigura nerissimo».»