Simona e Marianna, in strada
Eccoci ad un altro “terzo martedì del mese” – il secondo, in poco più di un anno, senza resistenze organizzate nella Barriera di Milano. Nonostante l’assenza di picchetti, celere e Digos ci sono lo stesso: gli agenti in borghese si fanno vedere già dal mattino presto, girano per le strade e fermano alcuni volti noti, mentre le camionette questa volta faranno la loro comparsa solo più tardi. Intanto, però, in alcune delle strade che portano al quartiere il traffico viene interrotto: cavi di acciaio bloccano le carreggiate, con striscioni in solidarietà con Marianna e Simona. Verso le otto e mezzo arriva la Celere, e una fila ordinata di mezzi sfila prima in via Bologna e poi su Corso Giulio Cesare all’altezza del trincerone ferroviario, dove trovano l’inquilino sotto sfratto che li attende rassegnato sul marciapiede: ha scelto di non resistere, ma i questurini non gli risparmiano certo una bella esibizione di muscoli. Poi se ne vanno, probabilmente a San Salvario, dove pure non incontrano resistenza.
In Barriera, però, la mattinata non è finita qui: il fatto che non ci siano resistenze non impedisce ad un gruppone di solidali di prendersi comunque le strade. È un piccolo corteo, fatto di una sessantina di persone, quello che percorre corso Giulio Cesare e poi corso Palermo con un’oretta di slogan contro gli sfratti e manifesti sui muri in solidarietà con Simona e Marianna in sciopero della fame. Resasi conto della situazione troppo tardi la polizia arriverà a corteo ormai sciolto, e i celerini finiranno la mattinata sul Lungodora a far la posta inutilimente ai solidali di passaggio.
Visto che ci siamo, eccovi una chiacchierata trasmessa ieri mattina in diretta da Radio Blackout durante la trasmissione “Bello come una prigione che brucia”, con ancora qualche spunto sul processo di Marianna e Simona e sulla repressione in Barriera di Milano:
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