Buste, offerte, favori
Come già vi abbiamo raccontato, la settimana passata si chiudeva in Prefettura il bando per la gestione del Cie di Torino: non avevamo modo di sapere, allora, chi vi avrebbe partecipato, ma ci eravamo detti sicuri almeno della partecipazione della Croce Rossa. La Croce Rossa militare piemontese, pensavamo, il Centro di corso Brunelleschi l’ha visto nascere, raddoppiare, cambiar nome e, più recentemente, andare in fiamme ripetutamente: quella di lasciarlo al suo destino sarebbe stata una mossa da strombazzare ai quattro venti, anche per scrollarsi finalmente di dosso le fastidiose contestazioni che da più di dieci anni la gestione dei Centri per senza-documenti comporta. E invece tutto taceva, nei giorni precedenti alla chiusura dell’appalto come in quelli immediatamenti successivi. Oggi, invece, la novità. Dai giornali, infatti, apprendiamo che la settimana passata un crocerossino in mimetica, effettivamente, è andato in Prefettura ad assistere all’apertura delle buste che avrebbero dovuto contenere le offerte degli aspiranti gestori: ma di buste non ce n’era nessuna.
O meglio, c’era solo quella della Croce Rossa, ma che anziché contenere una offerta al ribasso, come avrebbe voluto il regolamento del bando, conteneva le “contro deduzioni” crocerossine al bando prefettizio, nelle quali si spiega che «alle cifre proposte, è impossibile garantire non solo i servizi richiesti, ma la stessa dignità degli ospiti». Insomma: quaranta euro, prezzo base proposto dalla Prefettura come rimborso per ogni giorno di permanenza di ciascun prigioniero, alla Croce Rossa non bastano. Anche perché, come spiega chiarissimamente il presidente del Comitato Provinciale Graziano Giardino, se da una parte il gestore deve garantire servizi pensati per 180 persone, i rimborsi variano poi in base al numero dei reclusi effettivamente presenti e, incendio dopo incendio, di prigionieri al Cie ce ne stanno un quarto di quelli che ce ne dovrebbero stare. Quella sulla «dignità degli ospiti» è solo una battuta di pessimo gusto – la Croce Rossa finora non ha “garantito” la dignità, e neanche la vita, proprio di nessuno, pur percependo il doppio dei soldi che oggi offre la Prefettura -; ma i conti, effettivamente, non tornano.
Né la Croce Rossa né altri se la sentono, insomma, di farsi carico in perdita di un Centro semidistrutto. Ora di sicuro la Prefettura prolungherà temporaneamente l’affidamento ai crocerossini, al vecchio prezzo, e poi probabimente cercherà di venire incontro alle loro esigenze riprovando con un bando su basi un po’ più alte. Casca a fagiolo dunque la nomina, in via eccezionale, di Rosanna Lavezzaro nella Commissione prefettizia che dovrà gestire questa patata bollente. Da sempre la Croce Rossa copre allegramente le violenze della polizia dentro al Centro; e questa è una buona occasione per la Questura di ricambiare il favore e far di tutto per non perdere il proprio partner storico nella gestione della macchina delle espulsioni.