Autolesionismi
Domenica sera, nell’area viola del Cie di Corso Brunelleschi, un ragazzo ha ingoiato delle pile e si è cucito la bocca per protestare contro la sua reclusione e tentare di farsi liberare, ma le forze dell’ordine lo hanno portato nell’infermeria del Centro e, di lì a poco, gli altri reclusi hanno cominciato a sentire urla e richieste d’aiuto. I ragazzi di tutte le aree hanno chiesto a gran voce di poter vedere il loro compagno di reclusione e potersi così sincerare delle sue condizioni, ma senza risultato; hanno infatti appreso dalle forze dell’ordine che il ragazzo sarebbe stato arrestato per aver tirato un pugno a un poliziotto. Nel frattempo, alcuni solidali, avvertiti di quanto stava accadendo, si sono incontrati in via Mazzarello, vicino all’infermeria, per farsi sentire dal ragazzo con urla e petardi. Nella mattinata di oggi è arrivata infine la conferma: il ragazzo è stato arrestato e attualmente si trova nel carcere delle Vallette.
Risale ad appena due giorni fa un altro episodio di autolesionismo nel Cie di Torino. Sabato un litigio tra due reclusi dell’area verde ha attirato l’attenzione delle forze dell’ordine che, portato via uno dei due, lo hanno picchiato per ricondurlo dopo poco nell’area. Lo stesso ragazzo si è poi procurato ferite in diverse parti del corpo, dopodiché è salito sul tetto della struttura e da lì si è buttato di sotto. Dopo aver osservato per un po’ la scena senza far nulla, le forze dell’ordine e il personale della Croce Rossa hanno portato il ragazzo in infermeria per una breve visita, per poi rinchiuderlo nuovamente nell’area verde.
Sempre da sabato, ma in questo caso nel Cie di Ponte Galeria a Roma, alcuni reclusi sono in sciopero della fame. Sbarcati a Cagliari, dopo aver attraversato il Mediterraneo, vengono rinchiusi nel Centro di prima accoglienza di Elmas e da qui, in una ventina, trasferiti a Ponte Galeria con la promessa di esser liberati entro pochi giorni. Dopo quarantott’ore vengono però informati che rimarranno per almeno un mese nel Centro. A questo punto, come detto, in una decina decidono di iniziare uno sciopero della fame.