Perché pace non può essercene
Continua lo sciopero della fame e della sete nel Cie di corso Brunelleschi. Dopo la liberazione, ieri e oggi, di altri due scioperanti, il numero di chi ha deciso di non mangiare e non bere è aumentato ancora. E non c’è di che stupirsi; sono in molti infatti ad essere disposti a mettere a repentaglio la propria salute se questo si dimostra essere una possibilità, anche piccola piccola, per uscire dal Cie. Ognuno ha la sua storia e i suoi motivi, ma tutti lottano per la libertà. Ormai sono quasi una ventina i ragazzi in sciopero, divisi tra le diverse aree.
Intanto ieri sera un ragazzo si è arrampicato sulla rete del campetto. Se n’è stato lì appollaiato per un paio d’ore tra l’indifferenza della polizia, fino a che qualche compagno di reclusione non lo ha convinto a scendere. La sua storia è tristemente simile a quella di tanti altri: è stato catturato mentre andava a fare le carte per il permesso di soggiorno, ha una compagna che aspetta un bambino qui in Italia e vuole la libertà. Poco dopo una decina di ragazzi, trovando buona l’idea di arrampicarsi per provare a scappare, hanno improvvisato delle corde con cui hanno cercato di agganciare le reti del campetto. L’operazione deve essere stata un po’ lunga e visibile perché la polizia – indossati i caschi e impugnati i manganelli – ha fatto in tempo ad accorrere e respingere i ragazzi. La situazione è tornata presto alla normalità anche se i poliziotti hanno continuato a girare intorno al perimetro delle aree ancora per qualche tempo.
Ascoltate l’intervista fatta al ragazzo arrampicato sulla rete:
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