Prendere spazio

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L’usuale cena benefit dell’Asilo occupato ha trovato ieri spazio in strada, su corso Brescia, fino ad affacciarsi con i tavoli sul largo in cui sorge la nuova sede dirigenziale della Lavazza. Dopo un aperitivo nel cortile a cancelli aperti di via Alessandria 12, con hip hop dal vivo e chiacchiere, si è pensato bene di uscire e stare insieme in strada, occupandola e deviando il traffico che di solito la attraversa.

Non è stata un’idea nata dalla volontà di dare una “location” diversa alla convivialità del martedì, né il tentativo di mimare una movida alternativa: l’intento è quello di spingere un po’ più in alto l’asticella di ciò che è permesso fare nello spazio pubblico, ovvero quello gestito nella pratica quotidiana dalla procura della polizia, quello in cui le regole di attraversamento e stazionamento stanno diventando sempre più restrittive. La nuova legge Minniti-Orlando sulla sicurezza urbana, promulgata l’aprile scorso e raccontata come la formalizzazione legislativa della città-benecomune, aggiunge nuovi strumenti repressivi alla già asfissiante gestione dei contesti urbani, dà la firma del diritto a quell’insieme di norme che già si erano imposte da tempo per agevolare gli interessi dei nuovi padroni delle città. Così, di fatto e di diritto, oggi anche solo per un bivacco in luoghi considerati turistici o di interesse economico si può ricevere un daspo urbano, la cui violazione in alcuni casi porta dritta ad anni di carcerazione.

Senza qui addentrarci troppo nei sofisticati strumenti repressivi della legge e di come si prestino bene a gestire i problemi legati alla popolazione poco presentabile nella cartolina pubblicitaria della città, così come nelle emergenze come quella di qualche giorno fa in Piazza San Carlo, ci sentiamo almeno di sottolineare l’evidente: i dispositivi del controllo metropolitano sono così spudorati da non celare più i rapporti di guerra che costruiscono la società stessa; sono gli stessi a essere utilizzati per l’ordine pubblico nel caso dei cosiddetti attentati terroristici, contro i venditori abusivi nelle piazze centrali, contro la tifoseria riottosa e contro chi decide di portar avanti la conflittualità sociale.

Ecco perché pensiamo che sia anche utile strappare pezzo a pezzo la possibilità di stare in strada.

Ci piace fare uso improprio del nuovo spazio intorno alla Nuvola Lavazza, stare dove ci è precluso per gli interessi dei padroni, bloccare la circolazione delle auto e vivere diversamente la strada che di solito bisogna attraversare su delle strisce pedonali.

Ci piace di più però organizzarci per provare a buttare giù tutti questi impedimenti architettonici e normativi che ci tengono ancorati a una vita misera, e incontrare chi ha questa medesima necessità.

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