Ai turisti puzza il culo
Ormai oltre l’ora dell’aperitivo, un gruppetto di persone ha fatto una veloce capatina al già decadente Mercato Centrale di Torino. Sicuramente non per degustare un formaggio di Occelli, né per vedere se i sigilli messi dall’Asl alla macelleria di carni piemontesi fossero ancora lì, e nemmeno per sondare gli umori dei lavoratori che si sono visti dimezzare i turni dato che l’affluenza dei visitatori-consumatori sta diventando sempre più scarsa. Ma per lasciare uno striscione volante, per ricordare che cos’è la riqualificazione, per lanciare una pioggia di volantini che paragonavano i prezzi del cibo dentro quel polo gastronomico alla paga di chi carica e scarica cassette all’ortofrutta. Un modo per rammentare gli interessi neocoloniali tramati da progetti come Eatnico, un modo per rammentare, come è ovvio, che ai turisti puzza il culo.
Mentre gli avventori cercavano di afferrare un volantino, i lavoratori tentavano di raccoglierli prima che venissero presi dai curiosi. Intanto qualcuno si defilava dalla porta d’emergenza, per essere rincorso da un cuoco e un tuttofare in divisa del Mercato Centrale. Le due auto-proclamate guardie lanciavano imprechi assieme a bottigliette piene d’acqua, salvo poi rivelare, dopo un paio di vie, che non avevano nemmeno chiaro il motivo dell’inseguimento. A loro era stato semplicemente ordinato.