La verità (quella vera)

Venerdì mattina tutte le gazzette torinesi presentavano tra le loro cronache una notizia sconcertante e clamorosa: i manifesti della Lega Nord inneggianti ai naziskin veronesi sarebbero in realtà opera degli anarcoinsurrezionalisti cittadini. A rivelarlo gli investigatori della Digos, che avrebbero smascherato i falsari dopo qualche giorno di serrate indagini coordinate dal vicequestore Petronzi.
Incuriositi, i redattori di \\Macerie (e storie di Torino)\\ si sono immersi nei torbidi ambienti dell’anarchia cittadina per scoprire di dove sia saltata fuori questa notizia e quale sia – davvero – la verità. Ecco a voi, allora, i modesti risultati del nostro impegno.

l’ispettore Petronzi

La versione della Digos. Secondo gli uomini del vicequestore Petronzi (nella foto) un agente in missione speciale avrebbe intercettato due noti anarchici che procedevano con fare sospetto proprio nei pressi di dove sarebbero stati poi ritrovati alcuni dei manifesti incriminati (in corso Valdocco) e proprio nelle ore in cui – presumibilmente – avveniva il crimine. I sei giorni (cinque lavorativi) trascorsi tra l’avvistamento dei sospetti e la loro formale incriminazione sono bastati a dare un nome ai volti individuati dall’agente e soprattutto a cogliere il nesso investigativo fondamentale: la presunta identità tra luogo, giorno e ora dell’avvistamento e luogo giorno e ora del reato – sei giorni, per usare le parole di un vecchio segugio della questura, per fare «due più due».

Il racconto degli anarchici. I due sovversivi passeggiavano dalle parti del Rondò della Forca, discutendo a lungo e approfonditamente dei fatti tristi occorsi in Italia e nel mondo negli ultimi tempi e domandandosi – come solo sanno fare gli anarchici – cosa fare per aiutare a porvi rimedio. Proprio sul più bello della discussione incrociavano sul loro cammino ** **, agente di questura, accompagnato da due fanciulle. Se quello di ** ** era un volto noto, non altrettanto noti, invece, erano quelli delle due more che lo accompagnavano. Ormai distolti dai loro pensieri e presi dalla curiosità, i due sovversivi decidevano seguire passo passo i tre.
– Chi saranno mai queste fanciulle? – Le nuove fidanzate di ** **? – Nerboruti agenti del Mossad, in città per vegliare sul tranquillo svolgimento della Fiera del Libro? – In effetti ne parlano tutti i giornali, ma che travestimento fenomenale! – Oppure, ancora, potrebbero essere le cugine di ** **, arrivate questo pomeriggio dalla campagna e decise a farsi guidare fin dentro ai meandri oscuri della metropoli…
Proprio mentre i due anarchici si scambiavano queste frasi, ** ** si accorgeva di essere seguito e telefonava, interdetto e preoccupato, ai propri superiori. Poi, con le sue accompagnatrici, raggiungeva una Panda di colore scuro e se ne andava velocemente.
I due anarchici se ne tornavano così a casa a dormire – sconsolati per non aver trovato una via sicura e breve per rendere migliore questo mondo e per non essere neanche riusciti a dare un nome alle nuove amiche del noto questurino.

E dunque? Questo è quanto è trapelato dagli ambienti sovversivi torinesi: non una parola di meno né una di più. Rispetto ai manifesti leghisti – o cripto-leghisti, o para-leghisti, fate voi – non ci è riuscito di scoprir nulla di nuovo, fuorché ciò che vi abbiamo già raccontato nei giorni scorsi. Ma non è importante, giacché, come diceva il vecchio Hegel già nel 1816, «il falso non è che un momento della verità».

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