Nuovo giorno al Cpt
27 maggio. La nottata, in corso Brunelleschi è stata tranquilla. Solo alcuni reclusi continuano lo sciopero della fame ma tutti sono entusiasti che fuori si ricominci a parlare di “chiudere i Cpt”: hanno visto i telegiornali e hanno saputo dei titoli dei quotidiani dedicati alla loro lotta. In mattinata, la Croce rossa pone loro l’aut-aut: «o smettete tutti di lottare, oppure non vi consegniamo i pacchi che parenti e amici vi stanno lasciando al portone.» Ancora peggio: quando qualcuno si sente male, viene lasciato senza cure perché «è in sciopero della fame». Polizia e crocerossini, però, fanno male i proprio calcoli. Nel giro di pochi minuti queste notizie varcano il portone e il centralino del centro viene subissato di telefonate di protesta.
In serata, centocinquanta solidali si danno appuntamento sotto le mura del centro. Musica, striscioni, slogan e fuochi d’artificio. I migranti urlano da dentro e al telefono fanno circolare nuovi particolari sui fatti di venerdì notte. Sono entusiasti della solidarietà: «Siete venuti a tirarci fuori!». Ma il presidio non basta a liberarli, e dopo un po’ la gente se ne torna a casa.