Corteo per Aiad
6 agosto. Sono le sei di sera di una piovosa giornata di agosto quando i primi italiani antirazzisti cominciano ad arrivare alla stazione Ceres di Corso Giulio Cesare per il presidio in ricordo di Aiad Zakaria, ragazzino affogato nel Po per sfuggire alla Guardia di Finanza, solo una settimana prima.
Poco dopo, e a poco a poco, gli amici di Zakaria e altri marocchini di Porta Palazzo prendono coraggio e si avvicinano. Dopo un’ora si radunano un centinaio di persone, e il presidio si trasforma spontaneamente in un corteo che attraversa piazza della Repubblica, corso Regina, via S.Pietro in vincoli, il Balon, alternando momenti di rabbia e di commozione, musica e numerosi interventi al microfono. Ad ogni incrocio la polizia spinge per far svoltare il corteo, ma i ragazzi spingono per andare avanti, e spingono forte, più forte, al grido di “Assassini! Assassini!”. Un momento di tensione prima del ponte Carpanini, quando un digossino in vena di vouyeurismo nascosto dietro un albero fotografa i manifestanti, e viene inseguito da alcuni di loro. Il digossino si defila velocemente, e la polizia tenta ti trattenere una ragazza, rilasciata però subito grazie alla pressione dei manifestanti. Attraversato il ponte di corso Giulio, il corteo ritorna al punto di partenza e dopo qualche intervento la manifestazione si scioglie. Ormai le lacrime sono asciutte, e negli occhi di tutti rimane solo la rabbia per una morte ingiusta e l’orgoglio di aver gridato che queste cose non devono succedere più, mai più.