Mummie

29 giugno. Una trentina di antirazzisti occupa, nel primissimo pomeriggio, l’atrio del Museo Egizio di Torino. All’entrata viene appeso un grosso strisicione verde-lega con su scritto «Gli egiziani li volete solo schiavi, o morti». Sul momento, la guardia giurata e alcuni impiegati del museo danno in escandescenze, provando a rimuovere lo striscione e poi, addirittura, a chiudere il portone. Tentativi falliti entrambi. Col megafono, gli antirazzisti raccontano ai turisti basiti la storia di Said, egiziano ucciso a colpi di pistola la settimana passata per aver osato dar manforte al fratello mentre questi chiedeva al suo padrone italiano il pagamento degli ultimi stipendi. Poi ricordano le mille storie dei tanti che a Torino sono ridotti ad una vita di schiavitù perché senza documenti ed eternamente ricattati dalla possibilità concreta di finire espulsi, o incarcerati o uccisi. E poi ancora fischietti, volantini e battiture. E poi ancora discorsi. Quasi un’ora e poi via tutti.

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il volantino distribuito ai turisti
“Gli ha puntato la pistola sul cuore e l’ha ammazzato”


(Inutile dire che neanche questa volta i segugi del vicequestore Petronzi sono riusciti ad arrivare per tempo)