Ostinazione
24 aprile. È mattina e tra i tavolini di un bar nei pressi di una delle sedi universitarie cittadine se ne stanno una decina di bellimbusti gonfi e visibilmente fascisti, che si riposano dopo aver tappezzato i muri circostanti di locandine ed adesivi di “Arcadia”, la lista studentesca che raggruppa gli aderenti alla destra più destrorsa. Sono soddisfatti del lavoro svolto, compatti e fieri da veri fascisti del terzo millennio – quali si definiscono. Ma a rovinar loro la digestione arriva un ragazzo, e poi un altro, smilzi entrambi: i due guardano i dieci e poi si guardano tra loro, e poi ancora cominciano a strappare le locandine fascite, meticolosamente, una ad una. I fascisti balzano in piedi, li circondano e li minacciano. Ma i due continuano imperterriti. Spiazzati, i fascisti non sanno più cosa fare: li seguono sempre circondandoli, ma questi ostinati continuano. «Vorreste che vi picchiassimo, vero? Ma noi non ci caschiamo!» esclama il ducetto di Arcadia ad un certo punto, e poi ancora: «E allora noi vi stacchiamo i vostri!» e si mettono a strappare un paio di manifesti a caso, suppostamente “di sinistra”. Ma neanche questa tecnica funziona perché i due, uno per uno, continuano a cestinare tranquillamente locandine fasciste. Presi dallo sconforto i dieci chiamano in soccorso la Digos, che arriva dopo un po’. I nostri due, però, hanno finito il loro lavoro, e se ne vanno. Tranquilli, come erano arrivati.