Inseguimenti
25 aprile. La piena del fiume riporta a galla un cadavere, all’altezza di Lungodora Savona. Il corpo sembra di un maghrebino, di quaranta o cinquant’anni. Non si sa null’altro, se non che un paio di settimane fa un arabo si era tuffato proprio nella Dora per sfuggire ai poliziotti che lo inseguivano. Se questi due fatti facessero parte della stessa storia, sarebbe il dodicesimo morto da inseguimenti dal 2004 ad oggi nel torinese. Qualcuno di loro è stato ammazzato perché non aveva i documenti, un altro perché aveva rubato delle bottiglie in un supermercato, un altro perché fuggiva alle botte degli uomini in divisa, altri poi perché vendevano sostanze illegali o perché proletari e stranieri – e quindi sospetti. Per nessuno di loro ci sono stati funerali di Stato, né cordogli addolorati e condivisi. Collera sì, a volte in campo aperto, altrimenti soffusa. Nel nostro piccolo, però, siamo sicuri che l’Angelo della storia, bocca ed ali aperte nella catastrofe, li scorga tutti in mezzo alle rovine e pronunci i loro nomi ad uno per inciderli nelle rabbie future che, noi e lui, abbiamo alle spalle.
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