La nuova ondata

Continuano le mobilitazioni dentro e fuori le gabbie di Roma e di Bologna. Nate dal pestaggio di Raya e dalla morte di Nabruka, sembrano proprio disegnare una nuova ondata montante di questo movimento per la distruzione dei Centri che, nato con le rivolte lampedusane di inizio anno, ha già ampiamente minato il tranquillo trantran dei lager di mezza Italia. Un mese e mezzo sulle barricate, con scioperi, rivolte ed evasioni di massa, poi la risacca dopo la notizia dell’effimera sconfitta del governo sulla normativa dei sei mesi e poi ancora le piccole e grandi vendette dei gestori dell’ordine contro alcuni dei protagonisti delle lotte. Ora che la tregua è rotta, si torna all’attacco. Ricomincia la mareggiata: noi, come sempre, siamo orgogliosi di documentarla.

Bologna. A concludere la settimana di fuoco del pestaggio di Raya ci pensano due reclusi, con determinata disperazione: uno inghiotte 10 lamette da barba, mentre l’altro si taglia in tutto il corpo, in particolar modo nelle gambe. L’ambulanza, come sempre, è stata chiamata con grande ritardo e reticenza dagli operatori della Misericordia. Il primo è stato ricoverato, mentre il secondo, curato alla svelta, è ancora nel Centro, però in isolamento, piantonato dalla polizia e separato dai suoi compagni di detenzione. La sera prima fuochi d’artificio avevano illuminato il cielo di fronte al Centro a segnare la vicinanza tra i solidali fuori e i reclusi dentro – e la voglia di lottare assieme.

Roma. Un corteo, autoorganizzato e fuori dalle sigle, ha attraversato Roma nel pomeriggio di sabato. Trecento persone, e tra loro tanti migranti. Un modo per ricordare Nabruka, ma anche per dare delle indicazioni precise di lotta: non a caso i manifestanti, caldi e determinati, si sono mossi fin sotto la sede della Croce Rossa e i crocerossini, da bravi umanitari, si sono fatti proteggere da qualche bel cordone di celere. Il giorno dopo, un presidio a Ponte Galeria, invade la zona militare che circonda il centro – zona interdetta da sempre nelle carte dei questurini – e la riempie di urla, slogan e fumogeni. Un enorme striscione si monta sui tralicci. Anche da dentro la gente grida ed è entusiasta di non essere più tanto sola: il muro per un attimo è un po’ più basso.

Da parte sua la polizia chiude nelle strutture le prigioniere per impedir loro di vedere lo striscione dal cortile e scaglia i rinforzi contro i solidali. Arrivano i pompieri e la scientifica a rimuovere lo striscione e la gente fuori viene identificata. Nessuno si scoraggia, si tornerà.

Ascolta la diretta sul corteo di Roma:

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E sul presidio a Ponte Galeria:

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