Torino. La libertà è un lavoro collettivo
Continuano ad aggiungersi dettagli sull’evasione di domenica scorsa dal Cie di Torino. Ora sappiamo per certo che si è trattato di un tentativo veramente collettivo. Quando i reclusi intravedono una possibilità, vale a dire un cancello aperto, iniziano tutti a spingere per uscire dalla gabbia. Prima che i militari riescano a chiudere il cancello, grazie alla spinta collettiva, quattro reclusi riescono a scappare e a dirigersi verso il muro che separa l’area dal cantiere del raddoppio. Qui, il primo si china per permettere agli altri di scavalcare salendo sulla sua schiena, un raro esempio di altruismo e di vero e proprio amore per la libertà. Uno ce la fa, ed è quello che è ancora uccel di bosco, ma gli altri tre vengono presi e, come sappiamo, picchiati fino a farli sanguinare e infine arrestati con l’accusa di resistenza e lesioni. Dopo due notti al carcere delle Vallette di Torino, proprio oggi i tre sono stati “scarcerati”, ovvero rinchiusi di nuovo al Cie di corso Brunelleschi. Ora, chiaramente, rischiano di essere espulsi prima che il processo cominci veramente.
Un altro recluso che rischia di essere espulso è Mimì, il ragazzo picchiato da due Alpini un paio di settimane fa. Dopo il pestaggio, Mimì ha sporto denuncia contro i due militi ignoti, ma per la legge italiana questo non è sufficente a sospendere l’espulsione. Per capirne qualcosa di più, ascolta l’intervista con Barbara Cattelan, l’avvocato di Mimì.
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