Processo per il blocco stradale in Vanchiglia
Domani giovedì 8 ottobre alle ore 11.00 nell’aula 56 del tribunale di Torino ci sarà l’ultima udienza del processo a due compagni arrestati per il blocco stradale di corso Regina Margherita, il 15 gennaio dell’anno scorso nel quartiere Vanchiglia. Abbiamo tirato fuori dai nostri archivi un volantino su quei fatti. E vi invitiamo a partecipare all’udienza. Poi, ci si vede alla giornata contro la sorveglianza speciale, in largo Saluzzo a San Salvario, posticipata alle 12.30.
Leggi il testo del volantino
Vanchiglia, Torino. Un normale controllo di polizia, uno come tanti, nessuno ci fa quasi più caso, assuefatti come siamo a una sicurezza che vuol dire militarizzazione. Ma una sera qualcuno non ci sta: di fronte alla normale, quotidiana arroganza di un poliziotto, un ragazzo si rifiuta di esibire i documenti e di fornire le proprie generalità. Spiazzato da tanta, eccezionale insolenza, lo sbirro non trova di meglio da fare che estrarre la sua pistola e inseguirlo, armi in pugno. Normale – si dirà – è già successo. Sì, e spesso è finita in tragedia.
Alla vista della pistola, alcuni avventori di un bar lì vicino che hanno assistito a tutta la scena decidono che questo è troppo, ed escono sulla strada per fermare il poliziotto. La gente si affaccia alle finestre, grida al poliziotto di ritirare l’arma. Di questi tempi, tutti sanno che è normale essere ammazzati da uno sbirro con smanie da sceriffo. Nel giro di pochi istanti si precipitano sul posto cinque volanti della polizia, e tre persone – due ragazzi e una ragazza – vengono fermate con l’accusa di resistenza aggravata e lesioni. Abbastanza normale, succede sempre così.
Quello che è veramente eccezionale, straordinario, è la spontanea reazione del quartiere, che dopo pochi minuti si riversa su corso Regina Margherita, per bloccarlo. L’idea è che in una città in cui è normale che uno sbirro estragga l’arma per niente, allora non può essere normale circolare tranquillamente, come se nulla fosse. Più passa il tempo, più persone accorrono al blocco (alla fine i partecipanti saranno un centinaio). Agli automobilisti viene spiegato il perché della situazione, e molti concordano con i manifestanti: la polizia sta davvero esagerando.
Nel frattempo, e sono ormai le dieci di sera, arriva la notizia che due dei tre fermati sono stati rilasciati, mentre per la ragazza il fermo si è tramutato in arresto. I manifestanti decidono allora di partire in corteo per spostare il blocco su corso San Maurizio. La polizia, che fino ad allora aveva fronteggiato i manifestanti, forse agitata dall’eccezionalità della protesta, accenna una carica. I manifestanti allora si disperdono, cogliendo l’occasione per ribaltare diversi cassonetti: dopo Napoli, pare ormai abbastanza normale agire così.
Nella fuga, un ragazzo e una ragazza inciampano e vengono fermati dalla polizia. E allora, e per la seconda volta, i manifestanti riescono a riorganizzarsi e a spostare la protesta sotto la questura di via Grattoni, per chiedere la liberazione immediata degli arrestati, per gridare che è ora di farla finita con l’arroganza della polizia.