Ora è guerra, fratello
Un nostro amico carissimo, prigioniero a lungo dentro a un Cie e gran lottatore, avrebbe commentato: «adesso è la guerra, fratello, è la guerra». E in effetti è una guerra, continua e sempre più dura, iniziata con la prima rivolta a Gradisca in agosto e poi quella di Corelli e da lì in poi le altre sommosse in tutta Italia, fino ai muri abbattuti di Torino e all’incendio di Caltanissetta. Quasi quattro mesi di battaglie continue. Da una parte i reclusi e la loro determinazione coraggiosa alla libertà, dall’altra la macchina delle espulsioni che sbuffa e si inceppa e più rischia il collasso più si fa feroce.
Da notare che col passare delle settimane le rivolte si sono fatte sempre più determinate e distruttive mentre, al contrario, l’attenzione dei giornali è andata calando mano mano. Non che prima ci fossero grandi riflettori accesi, per carità, ma che la chiusura di un Centro intero – come è successo a Caltanissetta l’altro giorno – rimanga confinata nelle cronache locali è sicuramente indicativo. Abbiamo una nostra piccola tesi in proposito, permetteteci di esporvela. Ogni rivolta, ogni devastazione, ogni intoppo sostanzioso alla macchina delle espulsioni dimostra giorno dopo giorno come gli ideatori del “pacchetto sicurezza” siano non soltanto degli schifosi razzisti ma anche dei millantatori, degli incapaci che sono riusciti a farsi esplodere tra le mani ingranaggi che prima – lenti lenti – almeno un po’ funzionavano. Insomma, parlar troppo di Cie in questi mesi è come dire che un certo ministro sia un coglione, un coglione pericoloso: i facitori di gazzette lo hanno capito e preferiscono tacere. Del resto il coraggio uno non se lo può dare – come scriveva un cacasotto di altri tempi – e non è certo questa una delle qualità essenziali per essere assunti da la Stampa.
Ah, dimenticavamo la cosa più importante. Ecco l’ultimo episodio di questa guerra silenziosa dentro ai Centri. L’abbiamo scovato, grazie alla soffiata di un compagno, tra le pagine interne di un quotidiano calabrese.
«Gli agenti della squadra mobile della Questura di Crotone hanno tratto in arresto quattro extracomunitari in seguito ai violenti disordini scoppiati nella serata di ieri all’interno del centro di accoglienza Sant’Anna di Isola Capo Rizzuto. Si tratta di due cittadini marocchini di 25 e 24 anni, di un tunisino di 25 anni e di un algerino di 27 anni, accusati di devastazione, resistenza e lesioni a pubblico ufficiale. Nel corso della protesta, infatti, sono rimasti feriti due agenti della Polizia di Stato e due militari della Guardia di finanza con prognosi fra i quattro e i sette giorni. La rivolta all’interno della struttura per extracomunitari (Centro per richiedenti asilo e centro di identificazione ed espulsione) è improvvisamente scoppiata nel tardo pomeriggio di ieri quando alcune decine di ospiti sono saliti sui tetti delle palazzine ed hanno inziato a lanciare sassi ed altri oggetti ricavati da mobili e suppellettili contro gli uomini delle forze di polizia in servizio al campo. La protesta, a quanto pare, sarebbe scoppiata per le pessime condizioni di vita all’interno della struttura: alloggi fatiscenti e mancanza di servizi igienici adeguati. Condizioni che di recente sono state denunciate anche dai sindacati di Polizia che hanno evidenziato i rischi in cui sono costrette a operare le forze dell’ordine. Polizia, Carabinieri e Guardia di finanza hanno dovuto fronteggiare i rivoltosi fino a notte inoltrata anche per evitare che alcuni gruppi di extracomunitari sfondassero le recinzioni per darsi alla fuga. Nell’agosto scorso, a cuasa di un’altra violenta rissa scoppiata nel campo, vennero feriti un ispettore di Polizia che, colpito da un sasso in pieno petto, riportò una frattura allo sterno, ed un brigadiere dei Carabinieri. Sempre quest’anno, nel mese di gennaio, vennero feriti tre militari dell’esercito italiano che appartengono al contigente di cento uomini inviati a presidiare la struttura.»
Aggiornamento 29 novembre. Un altro lancio di agenzia, questa volta da Trapani:
«Una decina di immigrati, in attesa di venire rimpatriati, la scorsa notte hanno tentato di fuggire dal Centro di identificazione ed espulsione “Serraino Vulpitta” di Trapani, segando le barre delle finestre e calandosi dal primo piano con le lenzuola. Sono stati bloccati da polizia e carabinieri.»