Silenzio assordante
Si chiamava Diego Da Costa Santos, almeno così c’era scritto sui suoi documenti. Il nome che aveva scelto per se stessa non lo sappiamo ancora. «Non la conoscevo prima che entrasse qui dentro. L’hanno portata a Corelli 5 giorni fa. I giornali parlano di una persona di 34 anni ma non è vero, ne avrà avuti al massimo 24, era praticamente una bambina». Inizia così il racconto di una sua compagna di cella, reclusa nella sezione per transessuali del Cie di Milano. Era stata portata in Italia dall’uomo che la costringeva a prostituirsi. Il “debito” da saldare era di 7.000 euro e lei li aveva pagati con il suo corpo fino all’ultimo centesimo. Le minacce per costringerla a pagare altri soldi l’avevano portata a sporgere denuncia nei confronti del suo sfruttatore. La polizia, che le aveva promesso la libertà e la protezione, dopo poco l’ha arrestata durante una retata e l’ha rinchiusa nel C.ie ignorando completamente la documentazione che certificava la denuncia. Le minacce hanno continuato a perseguitarla lì dentro, tra le mura del lager per migranti di Milano, dirette anche contro i suoi familiari in Brasile. La violenza del racket prosegue, questa volta negandole di riavere indietro il passaporto che le avrebbe permesso di uscire da quella gabbia. Intrappolata tra due forme di potere, una di chi voleva sfruttarla e l’altra dello Stato che ha ignorato la sua condizione continuando a perseguitarla, ha preso un lenzuolo e si è tolta la vita.
È questo il prezzo da pagare per la libertà?
In questi giorni si susseguono le notizie di atti di autolesionismo e tentativi di suicidio nei Cie di Roma e Milano… il segnale che ci stanno lanciando è chiaro. Ma quanti altri morti dovremo aspettare prima di chiudere questi lager?
Queste sono le parole di presentazione della puntata speciale di “Silenzio assordante” dedicata a queste giornate di Natale dentro ai Cie.
Ascolta la puntata.
Ascolta la corrispondenza con il Cie di Milano.
Ascolta la corrispondenza con il Cie Ponte Galeria a Roma.