Sarà un caso?

Sarà un caso che giusto ieri un inviato del Consolato marocchino sia entrato dentro al Cie di corso Brunelleschi tentando di identificare proprio il recluso che domenica sera era riuscito a scavalcare i cancelli? E che questo succeda proprio ora che lui e i suoi nove compagni stanno urlando ai quattro venti di essere stati riempiti di botte e l’intera area gialla del Centro ha dichiarato uno sciopero della fame che dopo quattro giorni non è ancora terminato?

Come sapete, l’identificazione da parte del personale consolare – vera o falsa che sia – è il passaggio obbligato per dare corso alla deportazione vera e propria: senza il timbro del Console non si parte e prima o poi si deve essere liberati. Sarà un caso, allora, che il Console si impegni a far trasportare A. in Marocco il più velocemente possibile?

Ovviamente non lo sappiamo. 

Se fosse solo un caso il Consolato marocchino farebbe semplicemente il suo lavoro – che è quello di ben oleato ingranaggio della macchina delle espulsioni, ed è un bel lavoro di merda. 

Se ci fosse qualcosa in più, invece, vorrebbe dire che il Consolato del Marocco ci sta mettendo del suo perché nessuno sappia che dentro e fuori le gabbie dei Centri la polizia italiana e gli alpini spaccano nasi e costole e che i reclusi dei Centri – e forse è questo l’elemento che più li preoccupa – non sono semplici corpi di troppo da spazzar via quando non servono più ma uomini e donne che sanno organizzarsi, difendersi e lottare.

Domenica 2 maggio, alle 18, invitiamo tutti a venire sotto al Cie di corso Brunelleschi per sostenere i reclusi dell’area gialla in sciopero della fame.

E il giorno dopo, Lunedì 3 maggio, dalle 10,30, vi invitiamo a fare un salto con noi sotto al Consolato marocchino di via Belfiore 27, in modo che al Console sia chiaro che i suoi affari con il Centro gli posson procurar qualche piccolo fastidio ogni tanto: che siano gli affari ordinari o meno. Che sia un caso, oppure no.