Bari: la rivolta e non solo
Dai compagni baresi qualche notizia in più sulla rivolta dell’altra notte.
«Innanzitutto ricapitoliamo un po’ qual è l’aria che si respira all’interno in questi giorni. I reclusi vengono spesso chiusi nei moduli e i militari si comportano “proprio come in un carcere”, cioè non li fanno uscire dalle gabbie e parlano attraverso una finestrella con le sbarre. I contatti con l’esterno sono scarsi e difficili, durante tutti gli ultimi presidi siamo abbastanza sicuri che fossero tutti chiusi, perché le urla da dentro si sentivano appena. Questo ovviamente ha un effetto decisamente negativo sul morale dei reclusi, a cui si aggiunge la consuetudine della “terapia” – che alcuni richiedono espressamente, per dormire e non pensare, altri invece si ritrovano nel piatto. Insomma, la situazione è abbastanza fiacca, […] anche in seguito all’ultimo arresto (gennaio, tra un po’ c’è l’appello), molti si sono rassegnati ad aspettare di uscire cercando di dare meno fastidio possibile e non mettersi nei guai, visto anche che il direttore pare sia molto… diciamo “suscettibile”, e non ci mette niente a prendere sul cazzo qualcuno, per poi ostacolare in qualche modo il suo rilascio – provocazioni da parte dei militari e poi arresto, come è accaduto a gennaio, oppure pratiche di espulsione che si accelerano improvvisamente, o minacce, o la posta che non arriva…
Molti dei reclusi non hanno notizie precise su a che punto sia la loro identificazione e alcune pratiche – anche di persone che vivono e/o lavorano in Italia da anni e sono finite nel Cie quasi “per sbaglio” – si bloccano per motivi non molto chiari. La maggior parte delle persone che escono dal Cie col foglio dei cinque giorni, ne escono dopo aver trascorso tutti e sei i mesi previsti dalla legge, non un giorno di meno; attualmente ci sono nel centro molte persone che sono rinchiuse da tre-quattro mesi. Proprio alcuni di questi ieri sera non ce l’hanno fatta più e hanno protestato: perché nel Cie li trattano come in un carcere – se non peggio – e perché sei mesi sono davvero troppi, visto anche che sanno che in altri Centri la gente esce molto prima, e si chiedono perché invece a Bari i rilasci siano così lenti e le espulsioni con accompagnamento alla frontiera così veloci e improvvise. I militari erano già pronti a picchiare, e infatti pare che ci siano stati diversi feriti (almeno sette), che sono stati medicati all’interno del Centro senza che nessuno sia stato portato in ospedale – ma ormai abbiamo capito che decidono di portare in ospedale solo chi è veramente in fin di vita, ovviamente per non avere guai. È stato fatto qualche danno alla struttura e a quanto ci dicono un bel po’ di casino, ma il bilancio è tutto in negativo: la rivolta è finita verso le tre di notte con l’arresto di due persone, che si aggiungono ai feriti e a circa altri sette reclusi candidati al rimpatrio imminente; alcuni di loro forse potrebbero avere le carte per restare, e stanno facendo una corsa contro il tempo per allertare i loro avvocati. Durante i disordini alcuni reclusi hanno chiesto di parlare col direttore del Centro anziché doversela vedere coi militari, ma il direttore si rifiuta e sta zitto, anche lui parla solo con gli sbirri – e del resto, cosa mai potrebbe dire di sensato ai suoi prigionieri? Dei due arrestati sappiamo che, come già successo in passato, sono stati scelti come capro espiatorio. Uno di loro stava addirittura dormendo quando è iniziata la protesta, è stato svegliato dai militari che nel buio gli hanno puntato la torcia verso gli occhi; quando lui ha detto di togliergli la luce dalla faccia, gli hanno intimato di stare fermo e zitto, e poi una serie di insulti. Insomma, il copione è sempre uguale, sulle accuse non abbiamo ancora notizie sicure, ciò che sappiamo in proposito è quello che è stato diffuso dall’Ansa […].
L’unica nota positiva di questa settimana, un breve ma efficace sciopero della fame, durato due giorni e che rischiava quasi di passare in osservato (lo abbiamo saputo solo per caso, durante i racconti di ieri), ma che ha ottento un risultato: hanno sistemato l’acqua, e adesso esce anche calda, non solo gelata.»