Una discussione
«Giovedì 15 luglio a L38 Squat, dalle ore 20.00 cena e dalle 21.00 incontro sui percorsi di lotta contro la macchina delle deportazioni: un momento di confronto, di condivisione e di riflessione tra chi lotta contro i CIE e il sistema che li produce e un compagno di Stop-deportation (Londra).
Stop deportation è un network libero di collettivi e individualità che, in Inghilterra, organizza azioni e percorsi di lotta contro la deportazione forzata ed ha come obiettivo la lotta contro i voli charter di deportazioni di massa www.stopdeportation.net . Si è formato circa un anno e mezzo fa e nasce dall’esigenza di concentrarsi e di creare uno spazio dedicato soltanto contro la macchina infernale delle deportazioni. Ci sembra importante e fondamentale parlarne in Italia, che insieme ad altri stati quali la Spagna e la Grecia, traccia i confini geo-politici del sud della Fortezza Europa. Roma, infatti, viene sempre più spesso designata ultima tappa in Italia e, spesso per alcuni voli europei, del percorso che precede la deportazione forzata.
Abbiamo pensato di focalizzare la chiacchierata su tre punti in particolare:
1) La macchina delle deportazioni di massa e deportazioni individuali
2) Il ruolo della Frontex, soprattutto i cambiamenti che ci sono stati nell’ultimo anno.
3) Un racconto delle azioni e delle lotte che sono più riuscite in UK e in IT.
“Deportazione” e “Frontex” – l’agenzia per la gestione delle frontiere dell’Unione europea – sembra ormai un binomio imprescindibile.
La Frontex, direttamente finanziata dal consiglio d’Europa, è responsabile dell’intero sistema pan-europeo di controllo e sorveglianza dei confini esterni ed applica attraverso tecnologie sofisticate e milioni di euro a suo favore, la politica razzista dei vari stati europei.
La Frontex ha un ruolo sempre più forte per quanto riguarda l’organizzazione delle deportazioni. Infatti, dal 3 febbraio 2010 abbiamo assistito ad un cambiamento della gestione dei voli charter: un’altra deportazione di massa verso la Nigeria, gestita questa volta dalla Frontex e finanziata direttamente dall’Unione Europea, piuttosto che dai singoli stati, come dagli accordi decisi dal summit europeo lo scorso anno.
Diversamente dai precedenti voli, a cui era stato datoil numero di codice PVT007 e PVT008, il numero di codice, dato ai voli dal 3 febbraio, è ‘JEUC’, che presumibilmente sta per ‘Joint EU Charter’ – Unione dei charter europei.
Guarda caso proprio la Nigeria, uno dei paesi di cruciale importanza per diverse questioni e che può essere utilizzata come lente per leggere le politiche di sopraffazione che l’Occidente attua: lo sfruttamento e la distruzione della terra delle multinazionali; senza dimenticarci che molte delle donne e degli uomini deportati/e sono vittime di tratta, violenza, torture, stupro, mutilazioni genitali, del conflitto armato e dell’oppressione di stato.
Centinaia di nigeriani sono stati deportati con la forza da vari paesi europei negli ultimi anni. Nel 2009, ci sono stati 17 voli verso la Nigeria organizzati dalla Frontex che hanno deportato un totale di 849 fra uomini e donne dall’Austria, Italia, Irlanda, Gran Bretagna e altri paesi europei.
La Gran Bretagna ha preso parte a Quattro di voli e organizzato due di questi (uno insieme con l’Irlanda). L’Italia ne ha molti all’attivo.
Mettere insieme informazioni, intensificare la comunicazione e confrontarci sembra diventata, quindi, una necessità.»