Brunelleschi. Meglio se a stomaco vuoto
Alcune notizie dal Cie di corso Brunelleschi a Torino. La sezione bianca, che come ricorderete fu incendiata il 14 luglio scorso, è ancora fuori uso: i lavori di restauro non sono ancora cominciati, e i reclusi hanno sentito dire dalla polizia che i danni ammonterebbero a 200 mila euro, che è una bella cifra. Una decina di giorni fa, inoltre, cinque o sei reclusi sono stati arrestati proprio per questo incendio e si trovano al carcere delle Vallette: di loro, purtroppo, non sappiamo altro, per ora. Per il resto, la vita quotidiana è sempre la solita serie di maltrattamenti e tensioni, esacerbate in questo periodo dal Ramadan, che molti prigionieri praticano. Qualche giorno fa, ad esempio, la cena arriva molto più tardi del solito, alle 22.30, mentre il diguno dovrebbe terminare alle 20.30. Di fronte alle proteste dei prigionieri, un ispettore di polizia arrivato da poco pensa bene di non aprire le gabbie e di far entrare i vassoi sotto le sbarre, “come si dà da mangiare ai cani” commentano da dentro. I volontari della Croce Rossa, da parte loro, insistono con i reclusi affinché prendano “la terapia” anche durante il digiuno, argomentando che “le medicine non c’entrano col Ramadan.” La Croce Rossa Italiana è sicuramente un’istituzione laica, e i suoi membri sicuramente sanno che la religione, come si dice, è l’oppio dei popoli. Ma sanno anche che al giorno d’oggi per prevenire ogni problema basta una dose di psicofarmaci, ancor meglio se a stomaco vuoto.
(Queste notizie ci sono state raccontate al telefono durante il presidio di fronte al Cie di Torino, domenica 29 agosto. Un’iniziativa partecipata da una quarantina di persone, alcune provenienti da fuori Torino; un’occasione per riprendere i contatti con i reclusi, interrotti dall’espulsione di Sabri avvenuta il mese scorso; un’occasione per esprimere con parole, musica e rumore la propria solidarietà a chi ogni giorno resiste dentro il Cie.)