Dalla difesa del lavoro alla difesa del lager
Novantasette lavoratori della cooperativa nissena “Albatros 1973”, fin dal 2002 impegnati nella gestione del Cie di Pian Del Lago, si trovano in cassa integrazione fino a dicembre e non hanno ancora certezze sul loro futuro lavorativo. L’afflusso di migranti, infatti, stando alle indicazioni fornite dal senatore Giuseppe Lumia e dalla deputata Daniela Cardinale, sarebbe stato spostato verso altre strutture, anche non siciliane, rafforzando così la crisi di Pian Del Lago. Solo 35 dipendenti prestano servizio all’interno della struttura, che oltre a fungere da centro di identificazione ed espulsione copre anche le funzioni di centro di accoglienza per richiedenti asilo e di centro di prima accoglienza.
Diversi esponenti delle istituzioni locali si sono interessati, negli ultimi mesi, alla vertenza avviata dai lavoratori. Oltre al senatore Lumia e alla deputata Cardinale, si sono fatti carico della questione i deputati regionali Miguel Donegani, Rudi Maira e Raimondo Torregrossa. A questo punto, i rappresentanti sindacali di Cgil, Cisl e Uil attendono una risposta da parte del Ministro dell’Interno Maroni. Si cercherà di capire, infatti, se lo stesso rappresentante governativo abbia intenzione di procedere ad interventi sulla struttura di Caltanissetta, ancora danneggiata dai postumi di una rivolta scatenata, lo scorso anno, da alcuni migranti che protestavano contro le condizioni del centro. Ad essere danneggiata fu la zona riservata al centro di identificazione ed espulsione, oggi fuori uso. Quella fu l’ultima di una serie di proteste, tutte organizzate dai migranti, destinate a ribadire la scarsa adeguatezza della struttura e delle condizioni loro imposte.
Fonte: SiciliaInformazioni
Andate mo’, in tempo ordinario, quando non v’è fede in una imminente rivoluzione, andate a persuadere degli arsenalotti minacciati dalla mancanza di lavoro a non invocare dal governo la costruzione di una nuova corazzata! E risolvete, se potete, con mezzi sindacali e facendo giustizia a tutti, il conflitto tra i facchini dei porti che non hanno altro mezzo di assicurarsi la vita se non monopolizzando il lavoro a vantaggio di quelli che già da tempo esercitano il mestiere, ed i nuovi arrivati, gli avventizi, che accampano il loro diritto al lavoro ed alla vita!
Tutto questo e tant’altro che si potrebbe dire mostra che il movimento operaio, per se stesso, senza il fermento delle idealità rivoluzionarie contrastanti con gli interessi presenti ed immediati degli operai, senza la critica e la spinta dei rivoluzionari, lungi dal menare alla trasformazione della società a vantaggio di tutti, tende a fomentare gli egoismi di categoria ed a creare una classe di operai privilegiati sovrapposta alla grande massa dei diseredati.
E ciò spiega il fatto generale che in tutti i Paesi le organizzazioni operaie a misura che si sono ingrandite ed irrobustite, sono diventate conservatrici e reazionarie, e che coloro i quali al movimento operaio hanno dato i loro sforzi con intenzioni oneste ed avendo in mira una società di benessere e di giustizia per tutti sono condannati ad un lavoro di Sisifo e debbono periodicamente ricominciare da capo.
Tratto da Errico Malatesta, «Umanità Nova», 6 aprile 1921
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