L’estate in Tribunale

Le rivolte dell’estate a processo, ieri al Tribunale di Torino.
Intanto, la sommossa del 14 luglio, quella che ha reso inagibile un’intera sezione del Cie di corso Brunelleschi. Il processo si è svolto a porte chiuse, gli imputati – quelli che non sono già stati deportati, ovviamente – ben nascosti dietro porte chiuse e gabbie, e ancora muri. Un gruppetto di compagni è riuscito a salutarne qualcuno, ma è stato respinto dopo un istante dagli agenti di guardia. Pesantissime le richieste del Pubblico ministero: dai due anni e otto mesi di carcere all’anno e mezzo. La prossima udienza sarà il 4 di novembre, e sempre a porte chiuse.
E poi il processo a Bilal, accusato di aver rotto il dente ad un guardia al termine di una protesta avvenuta alla metà di agosto (il lungo Ferragosto nei Centri, evidentemente, ha fatto tappa pure a Torino). Dopo aver interrogato un certo sovrintendente Peres, uno degli agenti che ha partecipato a reprimere la protesta e che ha accusato seppur con qualche incertezza Bilal del cazzotto, il giudice ha rinviato il processo al 12 di novembre.
Una quindicina di compagni hanno assistito all’udienza, e verso la fine alcuni si sono alzati componendo con le loro magliette la scritta “Fuoco ai Cie”. Bilal ne è stato contento, mentre la giudice ha fatto finta di niente: ironia della sorte, una scena identica la stessa giudice l’aveva già vista solo un paio di anni fa, quando invece aveva fatto sgomberare bruscamente l’aula.

Le prossime iniziative in solidarietà con i ribelli dell’estate torinese torneranno a svolgersi di nuovo lontano dal Tribunale. Appuntamento sabato e domenica prossimi, a Porta Palazzo e di fronte al Centro.