Una prospettiva su Torino

Dal tetto del Palazzo Occupato si vede Torino con una prospettiva inusuale, nuova.
Una prospettiva che era stata negata da anni d’abbandono e di porte sbarrate.
Salendo sul terrazzo si domina la città: se ne può leggere il passato e il futuro.
Per prima si vede la piazza del mercato, con le sue bancarelle, il rumore delle mille lingue che si incontrano, il formicolare della massa di persone che scende in strada ogni giorno per cercare di arrangiarsi, di tirare su la giornata.
Poi si vedono le auto della polizia, le jeep dell’esercito, le macchine dei vigili invaderla e aggredirla per proseguire la loro caccia al povero, al senza documenti, al venditore abusivo che stà all’angolo.
Se poi si alza un po’ lo sguardo si vedono le montagne che circondano Torino nel loro splendore.
E il pensiero sente la minaccia del futuro che è stato progettato per questa città: si immagina il grattacielo Intesa-Sanpaolo precludere lo sguardo, si immaginano le rocce mangiate dalle ruspe che costruiranno la Tav.
Poco più a lato stanno il Commissariato e il Dito di Mussolini, i simboli del potere passato e presente che presidiano il centro a proteggere i vecchi e i nuovi padroni.
Alle spalle prosegue inesorabile la città: si vede il nuovo quartiere Spina 3 con i suoi palazzi dormitorio e gli enormi centri commerciali che vorrebbero disegnare un nuovo volto della città, il volto delle case-tomba e del consumo sfrenato che dovrebbe sostituirsi ai quartieri industriali.
Le nuove sfide della speculazione edilizia.
Dal tetto del Palazzo Occupato si è in grado di leggere il mutamento della metropoli, si è in grado di percepire il suono dei conflitti e delle lotte che si generano e si vorrebbe poter leggere la possibilità di arrestare tutto questo, di cambiare la direzione al mutamento.
Forse però è necessario salire fin qui, sperimentare questo sguardo per convincersene.
Per chiunque voglia stare con noi, su questo tetto:

L’ASSEMBLEA DI GESTIONE E’ DOMENICA 25 OTTOBRE ALLE ORE 20,30 presso
il PALAZZO OCCUPATO (C.so Regina Margherita /P.zza Repubblica).

Gli occupanti del Palazzo

Une autre vision de Turin

Depuis le toit du Palazzo Occupato, on découvre Turin dans une perspective inhabituelle, nouvelle. Une perspective mise de côté du fait d’années d’abandon et de portes barricadées. En montant sur la terrasse, on domine la ville : on peut y lire le présent et le futur, le deviner. Pour la première fois on y voit la place du marché, avec ses étalages, la rencontre des multiples langues, la masse de personnes qui fourmillent chaque jour sur la place pour se débrouiller au mieux, et ainsi pouvoir gagner sa journée. Puis, on y voit aussi les voitures de la police, les jeeps de l’armée, les autos des policiers municipaux investir et agresser la place pour poursuivre leur chasse aux pauvres, aux sans-papiers, aux vendeur.euses sans autorisation posté.es à l’angle. Si ensuite on relève un peu les yeux, se révèlent les montagnes entourant Turin. Et on ressent la menace du futur qui a été programmé pour cette ville : on imagine le gratte-ciel Intesa-Sanpaolo refermer la vue, on devine les montagnes bientôt mangées par les pelleteuses qui construiront la TAV. Un peu sur le côté s’élèvent le Commissariat et le Doigt de Mussolini, symboles du pouvoir passé et présent qui défendent le centre et protègent les vieux et les nouveaux patrons. Derrière se poursuit inexorablement la ville : on y voit le nouveau quartier Spina 3 avec ses immeubles dortoirs et ses énormes centres commerciaux, dessinant un nouveau visage à la ville, le visage de ces maisons-cercueils et de la consommation frénétique, qui viendront se substituer aux quartiers industriels. Les nouveaux objectifs de la spéculation immobilière. Depuis le toit du Palazzo Occupato on lit la mutation de la ville, on entend les sons des conflits et des luttes qui y sont générées et on voudrait avoir la possibilité d’arrêter tout ça, de changer la direction de ce changement. Peut-être est-il mieux de terminer ici, de vous donner la possibilité d’expérimenter ce regard pour vous faire votre propre idée.