Bocche cucite a Torino, evasione a Modena

Nel tardo pomeriggio di oggi quattro reclusi tunisini del Cie di corso Brunelleschi a Torino si sono cuciti le labbra per protesta, altri avrebbero ingerito pile e lamette. Da quel poco che se ne sa, alcuni sono stati portati via – ammanettati – in ambulanza. Il Centro, intanto, si riempito di carabinieri tutto intorno alle gabbie. Per questa sera alle 21.30, è stato annunciato un presidio fuori dalle mura del Centro, ovviamente in solidarietà con i reclusi.

Aggiornamento 20 novembre – ore 11.00. I ragazzi che ieri si erano cuciti la bocca in corso Brunelleschi non sono ancora rientrati nel Centro: non si sa se siano ancora all’ospedale, o in arresto, o liberi, o altrove. Nelle gabbie gira voce, però, che siano stati liberati. È una notizia tutta da verificare, ma che sta già innescando reazioni: stamattina si sono cuciti le labbra in altri sette. Il presidio di ieri sera, pur indetto alla svelta, è stato partecipato e rumoroso e ha avuto una buona risposta da dentro.

Aggiornamento 20 novembre – ore 13.30. Sembra confermata la voce secondo la quale i quattro reclusi che ieri si erano cuciti la bocca per protesta sono stati liberati. I sette reclusi che stamattina hanno replicato il gesto di protesta, cucendosi a loro volta la bocca, non sono stati portati all’ospedale e forse ora si trovano in isolamento. Quel che è certo è che in questo momento è in atto una perquisizione nell’area gialla da parte della polizia, alla ricerca dell’ago con cui i ragazzi si sarebbero cuciti la bocca. Il Centro è dunque pieno di sbirri in assetto antisommossa. L’area gialla è stata svuotata e i reclusi di tale area sono stati momentaneamente trasferiti nella rossa. Molto probabilmente, finita la perquisizione della prima area, la polizia vorrà continuare a perquisire tutto il Centro. La situazione, nonostante tutto, è per ora tranquilla. Alle ore 17.00 di questo pomeriggio ci sarà un presidio fuori dalle mura del Centro.

«Una fuga e una rivolta con urla, preghiere e porte sbattute. Sono stati momenti di tensione, ieri, al Cie di via Lamarmora. Tutto è iniziato intorno alle 2 di notte quando 2 immigrati hanno tentato di scavalcare i cancelli. Uno è stato visto dagli agenti e riportato nella struttura, l’altro è riuscito a scappare. Si tratta di un veterano del centro di identificazione ed espulsione: già in agosto provò a fuggire senza successo. In questi mesi ha avuto modo di studiare il sistema di sorveglianza e le sue zone d’ombra e, l’altra notte, ce l’ha fatta. Ha messo i piedi fuori dalla recinzione e si è allontanato. La polizia conta comunque di riacciuffarlo in breve tempo. La mattina poi risveglio agitato per gli ospiti del Cie. Durante il sonno la rabbia è entrata in circolo e intorno alle 11 è esplosa. Un gruppetto ha guidato la rivolta tirandosi dietro gli altri per un totale di 60 persone che sono uscite in cortile. Hanno iniziato a pregare ad alta voce e a urlare. “Fateci uscire” dicevano ognuno nella sua lingua. Al Cie sono stati immediatamente dirottati gli agenti che erano impegnati nello sgombero del circolo Guernica. Sul posto anche il questore, Salvatore Margherito, che ha seguito le trattative per far tornare i clandestini nei blocchi. “La situazione è stata risolta in breve tempo”, dice il questore che ha anche visionato i filmati della videosorveglianza. Le rivole e i momenti di fibrillazione sono ciclici. Passano alcuni mesi di “pace ” e poi si ricomincia con le urla, i materassi bruciati. Un problema quasi fisiologico per tutti i Cie d’Italia. Tante a Modena sono state le contestazioni in questi anni contro la Misericordia che lo gestisce. Più volte è stato definito un lager e più volte Daniele Giovanardi è stato minacciato. Per questo l’attenzione delle forze dell’ordine, quando si parla di Cie, è sempre molto alta.»

Il Resto del Carlino (12 novembre 2010)